Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 11:41
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Gioia Tauro hub energetico

L’interesse di grandi gruppi e nuovi input da Roma. Il rigassificatore torna sulla scena

Il presidente Occhiuto in Consiglio regionale: «Si farà in questa legislatura, nomi nazionali e americani si sono fatti avanti». L’intreccio con l’ipotesi Polo Dri

Pubblicato il: 23/11/2025 – 6:53
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
L’interesse di grandi gruppi e nuovi input da Roma. Il rigassificatore torna sulla scena

LAMEZIA TERME E’ un tema che ritorna, a ondate cicliche, dividendo pro e contro. Il progetto della realizzazione del rigassificatore a Gioia Tauro da alcuni anni è uno “stop and go”, passi avanti e poi frenate e viceversa. Da quando nell’ottobre 2022, all’atto del suo insediamento, la premier Giorgia Meloni lo evocò nelle sue linee programmatiche e a distanza di diversi mesi il governo lo ha dichiarato “strategico” nell’ottica della politica energetica del Paese anche alla luce di un contesto internazionale comunque critico, il rigassificatore è stato spesso al centro dell’attenzione per poi ripiombare nell’ombra. A riaccendere i riflettori, dopo che negli anni passati l’aveva “rispolverato” dai cassetti polverosi della Regione e non solo, è stato il presidente Roberto Occhiuto in sede di dibattito sul programma di governo in Consiglio regionale.

L’intervento di Occhiuto in aula

Quasi a rompere la cortina di silenzio che negli ultimi tempi è calata sulla vicenda, Occhiuto infatti ha specificato: «Il rigassificatore è un’altra opera che secondo me si farà nel corso di questa legislatura. Abbiamo interlocuzioni continue col governo, per fortuna c’è l’interesse di grandi gruppi nazionali e di grandi gruppi americani ad acquisire il progetto del rigassificatore da Iren e da Sorgenia per farlo». Se questo avverrà – ha poi ribadito Occhiuto rilanciando una prospettiva da lui già più volte esposta – «noi avremo nell’area di Gioia Tauro un grande distretto dell’agroindustria perché, insieme al rigassificatore c’è la piastra del freddo e la piastra del freddo serve a surgelare i prodotti e potrà servire a surgelare i prodotti alimentari della Sicilia, della Calabria, della Campania, mettendo la Calabria al centro di un settore merceologico nel Mediterraneo e nel Mezzogiorno d’Italia». Ovviamente, la “sortita” di Occhiuto in aula ha riacceso i fari sul rigassificatore, anche alla luce di un fatto che si è materializzato nei mesi scorsi, a fine settembre per la verità: una notizia ribattuta soprattutto dalle agenzie e dalle testate specialistiche, notizia che diceva che il gruppo Renexia, secondo quanto si è appreso, si candida a progettare, realizzare e gestire un rigassificatore terrestre (a Gioia Tauro) per una capacità complessiva fino a 10 miliardi di metri cubi l’anno, con un investimento complessivo di un miliardo di euro e con una ricaduta sull’occupazione di 100 unità. Tra l’altro, questa notizia si riallaccia per certi versi anche alla possibilità di trasferire a Gioia Tauro il Polo Dri (il polo del cosiddetto “acciaio green”, anche legato a una nave rigassificatrice) nel quadro della dismissione dell’ex Ilva di Taranto, possibilità che il ministro Adolfo Urso, in costante contatto con lo stesso Occhiuto, ha più volte definito concreta. «Siamo pronti», disse Occhiuto lo scorso 4 agosto a Urso in visita al Porto di Gioia Tauro.

urso gioia tauro

Il progetto

Si vedrà. Intanto è giusto illustrare di nuovo il progetto del rigassificatore. Nei piani della Regione a guida Occhiuto l’impianto potrebbe rappresentare – ovviamente in una prospettiva lunga perché per farlo ci vogliono begli annetti – una risposta dell’Italia alla crisi energetica e una garanzia di autosufficienza sul piano energetico, facendo di Gioia Tauro l’hub energetico non solo del Paese ma anche dell’Europa. Se tutto filasse liscio (cosa ovviamente non scontata in Italia), in meno di 4 anni – secondo una ipotesi progettuale – il rigassificatore potrebbe essere in grado di processare 12 miliardi (anche 16) di metri cubi di gas naturale liquefatto (Gnl) al giorno, un terzo di quello importato dalla Russia. Il progetto ovviamente è molto complesso, sul piano tecnico. Il progetto – secondo un dossier pubblicato mesi fa da “Il Sole 24 Ore” – risale a quasi 15 anni fa, ed è stata revisionato nel 2015: fa capo a Lng Medgas Terminal, che ha come azionista di riferimento Fingas, controllata pariteticamente da Iren e Sorgenia. «L’amministratore delegato di Iren Gianni Vittorio Armani – ricordava il quotidiano economico – ha dichiarato che l’impianto ha già ottenuto tutte le autorizzazioni. E la società si è detta “pronta a fornire le risorse e le competenze per aiutare a costruire il terminale”». Il progetto prevede il posizionamento del rigassificatore all’interno del retroporto, in un’area di 47 ettari che ricade nei comuni di Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno, e il collegamento per 7 chilometri alla rete della Società nazionale metanodotti (Snam). La costruzione dei rigassificatore gioiese è stabilita per moduli: il primo in 3 anni dalla conclusione dell’iter amministrativo, implementabile in base alle esigenze del mercato e dello sviluppo degli usi alternativi del metano liquido. Per consentire l’accesso a grandi navi cisterna e il collegamento diretto alla rete autostradale e alla ferrovia, dovrebbe essere realizzato un pontile di scarico in acque profonde, a 500 metri dalla costa. (a. cant.)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

x

x