Trapianti: un cuore da Atene a Torino senza mai smettere di battere
Il caso gestito dall’ospedale Molinette, i cui responsabili parlano di «superamento di una nuova frontiera»

TORINO Un cuore da trapiantare che è stato tenuto battente non solo durante il trasporto, ma anche durante l’impianto nel paziente. Il caso è stato gestito a Torino dall’ospedale Molinette, i cui responsabili parlano di “superamento di una nuova frontiera”. L’organo, prelevato ad Atene, a circa 1.600 km dal capoluogo piemontese, non è stato più fermato, per un totale di 8 ore fra viaggio e operazione. “Una rivoluzione che permette di superare la barriera del tempo” affermano alla Città della Salute, spiegando che “il cuore è artificialmente perfuso durante tutte le fasi, trasporto e impianto, senza soffrire per l’ischemia legata alla mancanza di sangue (di solito l’organo ha un tempo massimo di ischemia di 4 ore)”. Il ricevente è un uomo di 65 anni affetto da una grave cardiomiopatia dilatativa post-infartuale in attesa del trapianto da circa un anno. La presenza di una donatrice greca in un ospedale di Atene era stata segnalata dal Centro Nazionale Trapianti (diretto dal dottor Giuseppe Feltrin) e dal Centro Regionale Trapianti del Piemonte (diretto dal dottor Federico Genzano Besso) al Centro di Trapianto di Cuore della Città della Salute e della Scienza di Torino (diretto dal professor Mauro Rinaldi). Una equipe prelievo delle Molinette, formata dalla dottoressa Erika Simonato, dal dottor Matteo Marro, dal professor Andrea Costamagna e dalla dottoressa Domitilla Di Lorenzo, partita da Torino nel tardo pomeriggio ha raggiunto la Grecia con un jet privato. Il cuore, dopo il prelievo, è stato alloggiato in una macchina che permette di ripristinare la sua perfusione durante il trasporto (OCS Heart, Transmedics, donata dalla Fondazione La Stampa Specchio dei Tempi) e fatto ripartire. Quindi è stato trasportato, battente, a Torino, mentre il ricevente è stato portato in sala operatoria per l’espianto del proprio organo e l’applicazione del sistema di circolazione extracorporea. A differenza della pratica abituale, il cuore da trapiantare non è stato fermato, ma collegato alla circolazione extracorporea che sta mantenendo in vita il paziente. In questo modo ha potuto essere staccato dalla macchina di perfusione mantenendo il battito cardiaco. Sorretto dalle mani dei chirurghi, è stato impiantato nel cavo pericardico del paziente, la posizione naturale. L’intervento è stato eseguito dal professor Massimo Boffini, dal professor Antonino Loforte e dalla dottoressa Barbara Parrella, coadiuvati dall’anestesista dottoressa Rosetta Lobreglio. Dopo alcuni giorni in Terapia Intensiva (coordinata dalla dottoressa Anna Trompeo) il 65 enne è stato trasferito nella degenza ordinaria della Cardiochirurgia. “Questo trapianto – commentano alla Città della Salute – rappresenta un ulteriore importante traguardo abbattendo la sofferenza dell’organo prima del suo impianto ed aprendo nuovi scenari prima impensabili alla trapiantologia moderna”. “La bravura dei nostri professionisti – dichiara il direttore generale, Livio Tranchida – ha reso possibile un intervento che apre una nuova frontiera nei trapianti di cuore. Una storia a lieto fine che ancora una volta diventa esempio delle eccellenze della nostra Città della Salute e della Scienza a livello europeo e del valore dei nostri operatori”. Si tratta di un tipo di trapianto innovativo rispetto al quale l’Italia ha fatto da apripista: il primo trapianto al mondo di cuore sempre battente, dal prelievo all’impianto, è stato infatti eseguito lo scorso anno nell’Azienda ospedaliera di Padova. (Ansa)
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