Milano rossonera, Roma regina. La Juve è un enigma
Spalletti predica nel deserto. Il Napoli è di nuovo vivo

Ritorno dall’azzurro. Da Milano a Milano, dalla Nazionale di Gennaro Gattuso al Derby di campionato. Questione di emozioni, dal biondo che sembra parrucca di Haaland ai volti tesi di Chivu e Allegri.
Inter-Milan è il ritratto delle mani magiche di Maignan e del piede fatato di Pulisic. 1-0 milanista e Inter respinta dal portiere rossonero, infinito nella serata di San Siro anche sul rigore parato a Calhanoglu.
Un sorpasso in classifica che farebbe arrossire la Formula Uno e Milan che ridisegna le zone prestigiose del campionato.
Soulè, Ferguson e Wesley firmano il successo a Cremona. Roma sola in vetta, figlia di un assetto aziendale chiaro e del miglior Gasperini degli ultimi anni. Un solo rischio. A Roma il calcio è come la pioggia e il sole: malinconia e gioia agli eccessi. Un bipolarismo atavico che potrebbe condizionare il cammino di una squadra che non parla di scudetto, non punta al vertice ma cerca il futuro.
Antonio Conte ha il dna del motivatore ma spesso la realtà del campionato è la controfigura della Longobarda di Lino Banfi, dell’immaginifico Oronzo Canà, zona, bizona e calcio alla lavagna. Il Napoli con il 3-1 sulla nuova Atalanta di Palladino vince grazie a due calciatori forse dimenticati, Neres e Lang e ritrova serenità.
Tutto il resto è facile lessico del calcio. Problemi risolti, corsa scudetto ripresa, nonostante le lacune di ottobre e novembre e Antonio Conte l’uomo dell’ipnosi sul gruppo. Se lo fosse darebbe dunque lezioni motivazionali a Luciano Spalletti che invece, sempre secondo lessico e leggenda calcistica, sembra predicare nel deserto. 1-1 a Firenze dove storicamente la Vecchia Signora è amica dei potenti e nemica del calcio “lavoro e sudore”. Contro una viola pallida, la Juve è squadra di calcio che non gioca a calcio, in difficoltà nelle due fasi, contenimento e costruzione e con un grande vuoto societario, un assetto con il profilo di un’Azienda del grande Mondo Juve. Rincorrere lo scudetto e puntare allo scudetto sono due strade diverse con progetti diversi.


Tre annotazioni in chiusura.
Oggi Torino-Como e Sassuolo-Pisa chiudo la tre giorni del pallone spezzatino, mentre il calcio che difende la donna dalle violenze non può tollerare nella stessa giornata i cori contro Vlahovic a Firenze.
Via i delinquenti in uno Stato di Diritto anche se coperti da uno striscione.
Ultima curiosità. Quanti italiani sono andati in goal? A Gattuso l’ardua conseguenza.
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