‘Ndrangheta, Michele Fiorillo “Zarrillo” al 41bis
Carcere duro per il figlio di Pino considerato un esponente di vertice del locale di Piscopio

VIBO VALENTIA Si sono aperte le porte del carcere duro (a Viterbo) per Michele Fiorillo alias “U Zarrillu” (cl. ’86). Figlio di Pino (ferito in un agguato avvenuto nel ’95 a Briatico insieme a Saverio Razionale) è considerato un esponente di vertice del locale di ‘ndrangheta di Piscopio, unico del Vibonese ad essere riconosciuto dal “Crimine” di Polsi. Un nome di peso e di spessore, dunque, quello di Michele Fiorillo nell’ambito della criminalità organizzata, ricorrente da diversi anni in numerosi procedimenti scaturiti dalle inchieste condotte dalla Distrettuale antimafia di Catanzaro, ma non solo.
“Rimpiazzo”
Michele Fiorillo “Zarrillo” è stato condannato a 12 anni in via definitiva al termine del processo “Rimpiazzo” a luglio di quest’anno (QUI LA NOTIZIA).
Nel 2023, a gennaio, la Corte d’Appello di Catanzaro lo aveva invece assolto, ribaltando la prima sentenza. L’operazione “Rimpiazzo” – ritenuta il prologo di “Rinascita Scott” – è stata condotta contro i componenti della cosiddetta “Società” di Piscopio, dal nome del piccolo centro alle porte di Vibo Valentia, riconosciuta dal “Crimine di Polsi”. Al centro delle indagini, riguardanti gli anni a cavallo del 2010, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Raffaele Moscato, elemento di vertice della consorteria e ritenuto colui che era spesso chiamato per commettere estorsioni, danneggiamenti e omicidi. Le accuse contestate sono associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, danneggiamento, armi e spaccio di droga.
Le dichiarazioni di Moscato e Mantella
Agli atti della maxinchiesta “Rinascita-Scott” ci sono, poi, le dichiarazioni dei pentiti, tra cui Raffaele Moscato. «Ho fatto parte del gruppo dei Piscopisani insieme a Nazzareno Fiorillo che ne era il capo» ha detto Moscato «Giuseppe Galati era il Capo-Società, Michele Fiorillo era il contabile, Rosario Battaglia era il mastro di giornata, Rosario Fiorillo ed io. Tutti quelli che ho menzionato, me compreso, avevamo la dote del “Vangelo”. Tutti quelli che ho indicato fanno parte della Società Maggiore nell’ambito del locale. Sono stati battezzati in carcere Antonio Franzè e Salvatore Mazzotta, anch’essi appartenenti alla “Maggiore”. Ci sono poi tutti quelli che appartengono alla Società minore». Significative poi, le dichiarazioni di Andrea Mantella. «Quanto al gruppo dei Piscopisani, il cui locale è stato aperto recentemente, come ho già riferito, grazie a Franco D’Onofrio e ai Commisso, posso affermare che ne facevano parte in passato, il capo che era il suocero di Pino D’Amico che ha la DM Petroli, credo si chiami D’Angelo detto “Cicciu a maculata”, Fiore Giamborino, padre di Giovanni e zio di Pietro, l’ex consigliere regionale. Mario Fiorillo, quello che è stato ucciso, Piperno detto “Ruzzu Tanguni “, un tale che noi chiamavamo “Micu Revolver”, Pino Fiorillo, padre di Michele detto “Zarrillo” che è stato sparato nella casa assieme a Saverio Razionale. Questa era la vecchia guardia dei Piscopisani». (Gi.Cu.)
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