Sanità, il privato avanza: Lazio al 29,3%. Calabria sotto la media
Nel 2023 la spesa sanitaria dei cittadini raggiunge i 43 miliardi

ROMA Il Lazio è la prima regione italiana per spesa pubblica destinata al privato convenzionato: nel 2023, ultimo dato disponibile della ragioneria generale dello Stato, la quota di spesa pubblica destinata al privato convenzionato è pari a 29,3 per cento, superiore alla media nazionale del 20,3 per cento e prima fra le regioni italiane. E’ quanto emerge dal rapporto della fondazione Gimbe. Dietro al Lazio c’è il Molise in seconda posizione con il 28,7 per cento e in terza posizione c’è la Lombardia con il 27,2 per cento. Chiudono la classifica, quindi con una maggiore offerta di prestazioni pubbliche, la Valle d’Aosta (7,7 per cento), la provincia autonoma di Bolzano (9,9 per cento) e il Friuli Venezia Giulia (10,8 per cento). Sopra la media italiana, dalla quarta alla sesta posizione ci sono: Sicilia (23,9 per cento), Campania (23,3 per cento), Puglia (22 per cento). Sotto la media italiana ci sono: Calabria (18,9 per cento), Piemonte (17,9 per cento), Veneto (16,7 per cento), Emilia Romagna (16,2 per cento), Basilicata (15,5 per cento), Abruzzo (15,3 per cento), Marche (13,7 per cento), Sardegna (13,2 per cento), provincia autonoma di Trento (12,8 per cento), Liguria (12,1 per cento), Umbria (11,6 per cento), Toscana (11,5 per cento).
Nel 2023, ultimo dato disponibile della Ragioneria Generale dello Stato, la quota di spesa pubblica destinata al privato convenzionato supera la media nazionale (20,3%) in 6 Regioni, con valori compresi tra il 22% della Puglia e il 29,3% del Lazio. Nelle restanti 15 Regioni la percentuale oscilla dal 18,9% della Calabria al 7,7% della Valle d’Aosta. Da rilevare che ad utilizzare più risorse per il privato convenzionato sono le Regioni in Piano di rientro, che registrano una quota del 23,9%, rispetto al 18,9% delle Regioni non in Piano di rientro e all’11,7% delle Autonomie speciali, Sicilia esclusa.
Su base nazionale i 43 miliardi di spesa sanitaria privata dei cittadini nel 2023 sono stati così suddivisi: 12,1 miliardi alle farmacie, 10,6 miliardi a professionisti sanitari (di cui 5,8 miliardi odontoiatri e 2,6 miliardi ai medici), 7,6 miliardi alle strutture private accreditate e 7,2 miliardi al privato puro, ovvero alle strutture non accreditate, 2,2 miliardi alle strutture pubbliche per libera professione e altro. Secondo l’annuario statistico del ministero della Salute, nel 2023 delle 29.386 strutture sanitarie censite, il 58 per cento (17.042) sono strutture private accreditate e il 42 per cento (12.344) strutture pubbliche. Il privato accreditato prevale ampiamente in varie tipologie di assistenza: residenziale (85,1 per cento), riabilitativa (78,4 per cento), semi-residenziale (72,8 per cento) e, in misura minore, nella specialistica ambulatoriale (59,7 per cento). Per il 2024 la spesa sanitaria a carico dei cittadini ammonta invece a 41,3 miliardi, pari al 22,3 per cento della spesa sanitaria totale, in crescita quindi sul 2023 quando si è assestata al 20,3 per cento. «Non serve cercare un piano occulto di smantellamento del Servizio sanitario nazionale: basta leggere i numeri per capire che la privatizzazione della sanità pubblica è già una triste realtà», commenta il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.
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