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Colpi, clan e giustizia tardiva

Tre spunti di ‘ndrangheta: rapina da film in autostrada, cravattari liquidi a Roma e un cold case a Milano

Colpi milionari, patrimoni mafiosi che scorrono “liquidi” e omicidi che trovano risposta dopo 25 anni. In un Paese dove il crimine a volte resta impunito, altre volte la giustizia arriva, anche se in…

Pubblicato il: 01/12/2025 – 18:47
di Paride Leporace
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Tre spunti di ‘ndrangheta: rapina da film in autostrada, cravattari liquidi a Roma e un cold case a Milano

Alle 6,30 di mattina di un lunedì di dicembre in Calabria tra gli svincoli di Bagnara e Scilla luoghi che dovrebbero evocare solo bellezza. L’automobilista ignaro va verso il lavoro e magari ha i sentimenti di un Giorgio Gaber, quello che canta «Da solo lungo l’autostrada alle prime luci del mattino, e lascio il mio cuore incollato al finestrino, lo so del mondo e anche del resto, lo so che tutto va in rovina». Sì, ma niente illogica allegria. Strada bloccata. Hanno assaltato un portavalori della Sicurtrasport. Due auto date alle fiamme sulla carreggiata, chiodi sull’asfalto, gli spari sopra, veloci hanno preso due milioni di euro, anche se una buona parte sono finiti in fumo per l’incendio del blindato.

Con il poco che sappiamo possiamo azzardare che il colpo da film spettacolare è stato come minimo autorizzato dalle cosche del territorio. Difficile muoversi in modo autonomo da quelle parti. O peggio c’è una ristrutturazione del crimine. Si torna all’antico per recuperare soldi freschi e sonanti. Chi ha buona memoria ricorda che nello stesso tratto nel 1997 assaltarono un portavalori che da Reggio Calabria consegnavano le tredicesime agli uffici postali della zona. Allora era andata meglio, il bottino fu di dieci miliardi di lire. A quanto pare mai presi. I crimini in Calabria possono essere anche impuniti.
Dalla capitale d’Italia, una delle più grandi lavatrici di soldi sporchi di ogni mafia, apprendiamo invece che lo Stato ha definitivamente sequestrato un albergo a Rocca di Papa, un appartamento alla Magliana e conti correnti per 300.000 euro. Una roba complessiva di tre milioni di euro, una somma più alta della rapina al portavalori. Come nelle barzellette qui c’erano un calabrese e un romano. Il capitolino anziano è un vecchio cravattaro di 83 anni, e siccome è un uomo libero lo chiameremo con il nome di fantasia di sor Giovanni. Il socio è uno ‘ndranghetista che per matrimonio sarebbe organico all’organizzazione versante Piromalli. Scrive il cronista romano di nera Mauro Cifelli che er sor Giovanni si è definito in un interrogatorio “uomo liquido”. Evidentemente intendeva dire che ha molti soldi. Difficile che la parafrasi si riferisse al celebre libro “La società liquida” scritto dal sociologo Zygmunt Bauman di cui lo scorso 19 novembre si è ricordato il centenario della nascita. Ricordo a me stesso comunque che in passate relazioni specialistiche si argomentava sulla ‘ndrangheta diventata liquida. A latere ricordo che per compiere il sequestro definitivo si sono dovuti celebrare sette procedimenti nel corso di 4 anni. Comunque ripeto er Sor Giovanni è un uomo libero. Leggo da diverse agenzie «che già negli anni ’70, aveva legami con Cosa Nostra, Camorra e i gangster della banda della Magliana». Anche a Roma i crimini possono restare impuniti.

omicidio Vivaldo rho

Svolta nelle indagini dopo un quarto di secolo invece per l’omicidio di Nicola Vivaldo, calabrese di Isca sullo Ionio assassinato il 23 febbraio del 2000 a Rho in Lombardia. Il clan Gallace lo riteneva autore di “soffiate” ai carabinieri che avevano creato non pochi problemi. L’omicidio è stato ricostruito grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Emanuele De Castro, un siciliano che ha svolto ruoli di primo piano nei locali di ‘ndrangheta calabresi. A Milano i crimini non restano sempre impuniti anche se per capire chi ha ammazzato un uomo passano anche 25 anni. Forse, qualche investigatore doveva meglio ricordarsi del suo confidente. (redazione@corrierecal.it)

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