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custodire le memorie

Vito Teti: «C’è un Corrado Alvaro non ancora esplorato e che merita di essere indagato»

L’antropologo rilancia i progetti della Fondazione dedicata allo scrittore di San Luca. «I grandi intellettuali sono elementi di una identità non statica»

Pubblicato il: 04/12/2025 – 14:01
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Vito Teti: «C’è un Corrado Alvaro non ancora esplorato e che merita di essere indagato»

COSENZA «Torniamo in Calabria, recuperiamo quello che è ancora possibile. Questa regione chiede custodia, cura, dignità», scriveva tempo fa la studiosa e intellettuale Donatella Di Cesare. Pensieri e parole antidoti per contrastare una crisi culturale che pare irreversibile, non solo in Calabria. Siamo abituati a cancellare le “memorie”, invece di trasformarle in risorse per costruire nuovi cammini. Lo sforzo necessario da compiere riguarda la cura della memoria, occorre custodirla e rilanciarla. E’ la mission condivisa anche dal comitato scientifico della Fondazione Corrado Alvaro (ne abbiamo parlato qui), impegnata in una serie di progetti dopo mesi decisamente tormentati.
«Stiamo tentando di rilanciare la Fondazione, molto dipenderà dallo sviluppo delle vicende giudiziarie, ma abbiamo presentato numerosi progetti: dall’edizione completa delle opere di Alvaro ad un film», sottolinea al Corriere della Calabria Vito Teti, antropologo, scrittore e membro del Comitato scientifico della Fondazione. «Bisogna indagare il rapporto con i luoghi di Corrado Alvaro, San Luca, Roma e anche Bruxelles, perché è uno scrittore internazionale del presente. La scommessa è scoprire cosa ha da dirci per comprendere meglio la realtà attuale, non quella del passato», aggiunge Teti. Che aggiunge: «grazie a lui possiamo decifrare i mutamenti, da questo punto di vista è stato profetico rispetto all’Intelligenza artificiale, ai temi dello spopolamento, dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente. C’è un Alvaro non ancora esplorato e che merita di essere indagato».
Dalla riscoperta dei “Quaderni di Calogero” alle opere di Saverio Strati, gli intellettuali calabresi hanno piantato piccoli semi «per attrarre nuove generazioni e nuovi studiosi». «L’obiettivo – sottolinea Teti – è far diventare i grandi intellettuali elementi costitutivi di una identità non statica, ma dinamica e mobile: parte del mondo». Per lo scrittore e antropologo della “restanza”, «non dobbiamo solo limitarci ad esportare gli scrittori calabresi all’esterno, ma occorre collegare l’esterno con la Calabria facilitando e consentendo l’arrivo di grandi autori attraverso iniziative sinergiche, non solo locali ma in un’ottica di “Paese-mondo”». (f.b.)

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