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La richiesta di verità

Maria, la madre di Francesco Inzitari: «Io non avrò mai un fine pena»

Maria Princi torna in chiesa per ricordare suo figlio: «È come perdere mio figlio due volte». A sedici anni dal delitto, nessun colpevole

Pubblicato il: 05/12/2025 – 18:04
di Paola Suraci
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Maria, la madre di Francesco Inzitari: «Io non avrò mai un fine pena»

Maria Princi fatica a parlare: la voce le si spezza e il nodo in gola sembra volerle fermare le parole. Con un respiro profondo, riesce a dire: «Oggi è una giornata particolare per me. Mi sto preparando per andare in chiesa, dove celebreremo una messa in ricordo di Francesco». Maria è la madre di Francesco Maria Inzitari, ucciso dalla ’ndrangheta il 5 dicembre 2009. Dieci colpi di pistola, in gran parte al volto, carichi di odio e di vendetta. Il vero obiettivo era suo padre, Pasquale Inzitari, imprenditore di Rizziconi ed ex consigliere comunale e provinciale dell’Udc, che aveva contribuito, il 13 luglio 2006, alla cattura del boss locale Teodoro Crea, detto «Toro» e, per sottolinearne il potere, «dio onnipotente».
Sedici anni dopo il dolore di una madre che ha visto portarsi via il figlio dalla ferocia della ‘ndrangheta è ancora forte e Maria, insieme alla sua famiglia, chiede ancora giustizia. Per la morte di Francesco, infatti, non c’è un colpevole e nessuno ha pagato. «Se dovessero arrestare chi ha ucciso mio figlio, quella persona prima o poi sconterebbe la pena. Io, invece, non avrò mai un fine pena», dice Maria. «Ma ho una responsabilità verso le mie figlie e i miei nipoti, che hanno diritto a vivere in un modo il meno possibile segnato dalla paura». Per tenere vivo il ricordo di Francesco, nel suo nome è nata la Fondazione e ogni anno, il 5 dicembre, amici, parenti e semplici cittadini si riuniscono per onorare la memoria di un giovane strappato troppo presto alla vita e per ribadire, ancora una volta, che Francesco attende e merita giustizia. Anche quest’anno sarà celebrata una Santa Messa presso la chiesa San Gaetano Catanoso a Gioia Tauro.

Lei ha perso le speranze?

«Non ho perso le speranze, ma più gli anni passano più so che è difficile arrivare alla verità, avere giustizia. Così è come avere perso due volte: prima di tutto per la morte di mio figlio, e poi per non avere avuto giustizia. Si va avanti con fatica».

Rizziconi in questi sedici anni è cambiato, c’è ancora paura?

«Il paese è sempre lo stesso, ma io no lo frequento più». Come sarebbe stato oggi Francesco giovane uomo, come se lo immagina? «Francesco era un bambino, un ragazzo di diciotto anni, ancora doveva finire la scuola, frequentava il liceo scientifico, e pensava di iscriversi all’università in Economia, ma a quell’età ancora è tutto da fare, si sogna e poi il giorno dopo si cambia idea. Non so cosa sarebbe diventato Francesco, so che era un ragazzo brillante, solare, pieno di sogni e di possibilità a cui è stato negato il futuro».

Maria parla piano, si scusa per non riuscire a parlare e ripete ancora:

«Oggi è difficile per me. Adesso andrò a messa, e aspetto con ansia le 22:30, l’orario di quando quella sera abbiamo avuto la notizia di quanto era accaduto. Rivivo quel giorno, è una ferita troppo grande che non si rimarginerà mai. Vado avanti per la mia famiglia, per le mie figlie e i nipoti. Adesso poi che si avvicina il Natale con le sue luci, diventa ancora più difficile. Devo fingere che va tutto bene per loro, ma dentro di me c’è tanto dolore». (redazione@corrierecal.it)

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