Di Galante: «Importante portare la voce dell’antimafia nelle scuole. In Calabria un’esperienza fantastica»
La vice direttrice operativa della Dia al Corriere della Calabria: «L’obiettivo è fare parte di una rete del sociale e comunicare con i giovani che sono il nostro futuro»

ROMA «Il valore aggiunto è sicuramente il modo di essere tenaci delle donne, perché mogli, sorelle e madri portano il peso di riuscire a strappare i figli da una cultura mafiosa». Un valore aggiunto, quello di essere una donna impegnata nella lotta alla criminalità organizzata, che Lorena Di Galante ha messo al servizio della Direzione Investigativa Antimafia, oggi nel ruolo di vice direttore operativo. Ed è proprio al “Volto femminile dell’antimafia” che la Dia ha dedicato il calendario 2026.
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In occasione della presentazione della pubblicazione, a Roma, Di Galante, ha spiegato in una intervista al Corriere della Calabria che la forza e la perseveranza femminile rappresentano un catalizzatore fondamentale per la legalità. La vice direttrice operativa ha sottolineato come la tenacia sia l’aspetto più caratteristico e importante: «Il calendario quest’anno dedica lo spazio a queste donne impegnate perché comunque tutte hanno un ruolo nella famiglia, come mamme, sorelle, mogli e figlie. Questo calendario lascia spazio alla voce dell’antimafia femminile che è, diciamo, come il vento, porta la cultura antimafia nel sociale».
In un ruolo di responsabilità e rischio, dove il coraggio può vacillare, la tenacia è la chiave: «Se non ci si sente forti, non ci si sente sostenute, a volte il coraggio vacilla e quindi è la tenacia, secondo me, l’aspetto importante. Ed è l’aspetto che caratterizza le donne».
L’antimafia nelle scuole e l’esperienza in Calabria
Un pilastro fondamentale della strategia è l’impegno nel sociale e, in particolare, il dialogo con le nuove generazioni: «Ho avuto l’occasione di andare nelle scuole, perché la Direzione Investigativa Antimafia e le forze di polizia in genere sono viste come coloro che per mission arrestano e sottraggono ben», ha spiegato Di Galante. «Però è anche importante riuscire ad essere parte di una rete del sociale e riuscire a comunicare con i giovani, con gli studenti che sono il nostro futuro».
L’obiettivo è duplice: «Portare la voce dell’antimafia anche fra di loro per sostenere chi è già nella legalità, ma soprattutto per strappare chi è nelle famiglie ‘ndranghetiste o comunque mafiose e strapparle dall’illegalità». Di Galante ha ricordato un’esperienza significativa in Calabria, sottolineando come l’iniziativa e il coraggio della scuola siano stati fondamentali in zone permeate dalla cultura mafiosa: «L’aula devo dire, in una delle occasioni a Crotone, era colma di ragazzi. È stata un’esperienza fantastica». (m.ripolo@corrierecal.it)
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