Povertà, il Piano di contrasto della Regione. «Reti solide» tra attori pubblici e privati e sussidiarietà
I contenuti del provvedimento messo a punto dalla Giunta. Stanziati circa 80 milioni spalmati in tre anni. Il ruolo strategico del Terzo Settore

CATANZARO «Un approccio basato sulle reti», per «agevolare la collaborazione tra i diversi attori coinvolti nella gestione dei servizi sociali, promuovendo una più efficace integrazione delle risorse disponibili». Davanti a realtà quasi emergenziale qual è quella della povertà, secondo gli ultimi dati dell’Istat, la Regione Calabria mette in campo un piano di contrasto da circa 80 milioni, spalmati in tre anni attingendo dal Fondo Povertà. Il piano è stato adottato dalla Giunta Occhiuto in una delle ultime sedute.
Il sistema
Il Piano, che si muove in un’ottica di potenziamento della complessiva risposta al fenomeno della povertà nelle sue varie declinazioni, parte anzitutto da una disamina sull’organizzazione attuale: «Il sistema calabrese dei servizi sociali – si specifica – è attualmente suddiviso in 32 Ambiti Territoriali. Tra questi, uno (Reggio Calabria) è un Ambito mono-comunale. I Consorzi sono 2. I restanti 29 Ambiti gestiscono i servizi sociali territoriali tramite Convenzione. La Regione, d’intesa con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il supporto della Banca Mondiale, al fine di rafforzare il sistema integrato dei servizi sociali a livello di Ambito territoriale, nel febbraio 2022, ha avviato un percorso sperimentale per la creazione di un’Azienda speciale consortile: a questa sperimentazione partecipano tre Ambiti territoriali sociali…».
Il coordinamento
Quindi, il Piano della Regione delinea alcune linee guida destinate agli Ambiti territoriali sociali, indicando la gamma degli interventi realizzabili per garantire i livelli essenziali delle prestazioni sociali su tutto il territorio regionale. Si premette che «la complessità dei bisogni delle persone in condizioni di povertà richiede un approccio sistemico orientato alla collaborazione in rete tra i servizi, superando i limiti strutturali, organizzativi e di radicamento dei sistemi di welfare locale. Solo attraverso un efficace coordinamento – sostiene la Giunta regionale nel Piano – è possibile garantire l’accesso a tutte le risorse e opportunità disponibili sul territorio. Risulta, pertanto, necessario investire nella costruzione di reti di servizi e tra queste e le risorse territoriali, promuovendo azioni che potenzino la collaborazione tra i servizi sociali, educativi, sanitari e per l’impiego (come i Centri per l’Impiego), nonché tra questi e gli attori del territorio, in primis con gli enti di Terzo Settore».

Il ruolo del Terzo Settore
Strategico dunque, in omaggio al principio di sussidiarietà, il ruolo degli enti del Terzo Settore che per la Regione «rivestono un ruolo cruciale nell’intercettare bisogni e forme di disagio, contribuendo, così, al miglioramento del benessere delle comunità di riferimento. Tali Enti, data la peculiarità della loro funzione, operano in sinergia con la Pa nell’elaborazione di politiche pubbliche locali, mirate a rispondere sia alle esigenze dei cittadini sia a quelle della stessa amministrazione pubblica».
Le linee guida
Quindi, ecco le “Linee guida per la costruzione di Reti di servizi connessi all’attuazione dell’Assegno di Inclusione” e Le “Linee Guida per la definizione dei Patti per l’inclusione sociale”: «L’attuazione dell’Assegno di Inclusione è assunta anche dal livello regionale come una priorità. Ciò – si evidenzia – si traduce nella definizione di piani di lavoro condivisi, nell’adozione di procedure collaborative, nella stipula di Protocolli d’Intesa o Accordi di programma e nel coinvolgimento degli enti del Terzo Settore secondo il modello della cosiddetta “amministrazione condivisa” ». Entro 30 giorni dall’approvazione del Piano la Regione adotterà proprie Linee guida sulle modalità di istituzione in ciascun Ats del Tavolo locale della Rete territoriale della protezione e dell’inclusione sociale.
«Reti solide tra pubblico e privato»
E ancora: «Lo sviluppo di reti solide tra i diversi attori pubblici e privati sul territorio – prosegue la Giunta – costituisce un aspetto imprescindibile per il raggiungimento degli obiettivi principali. Tali obiettivi si articolano su tre livelli: Per le persone, fornire sostegno economico e sociale finalizzato a uscire dalla condizione di povertà e avviare percorsi inclusivi. Per il sistema di welfare locale: potenziare i servizi disponibili, rafforzare l’offerta e migliorare la coordinazione tra vari presidii. Per le comunità territoriali: creare un sistema integrato di interventi mirati che contrastino efficacemente le situazioni di povertà, favorendo la trasformazione delle comunità stesse in realtà socialmente inclusive».
L’Osservatorio
Il Piano affida infine un ruolo centrale al neocostituito Osservatorio regionale sulla povertà, chiamato a «raccogliere dati aggiornati, monitorare gli interventi, valutare l’impatto delle misure e orientare tempestivamente le politiche pubbliche, garantendo un sistema informativo unitario e trasparente». (a. c.)
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