Case di Comunità tra innovazione e desertificazione: i macchinari ci sono, mancano i medici
La Calabria punta a recuperare terreno, solo due presidi attivi (su 63) per il potenziamento della sanità territoriale

COSENZA Consip ha aggiudicato una gara per dotare le future 1.430 case della comunità hub e le altre strutture di prossimità (spoke, ospedali di comunità) delle più moderne tecnologie sanitarie, in linea con il nuovo modello di assistenza territoriale sostenute dalla Missione 6 “Salute” del Pnrr. Le case della comunità offriranno servizi ambulatoriali per patologie molto diffuse (cardiologia, oculistica, pneumologia, diabetologia), assicurando una presa in carico più efficace e integrata dei pazienti e rendendo la sanità più accessibile, efficiente e vicina ai cittadini. Saranno forniti 28.600 dispositivi medici di ultima generazione, tra cui dermatoscopi, elettrocardiografi, ecografi, monitor defibrillatori, spirometri, Oct e retinoscopi, per rispondere ai bisogni principali delle strutture e garantire diagnosi e cure tempestive. Le nuove dotazioni garantiranno oltre 15 milioni di prestazioni all’anno in cardiologia, oculistica, pneumologia e dermatologia e almeno 10 milioni di prelievi annui per esami della coagulazione, ematologia, chimica clinica e immunochimica, con un impatto significativo sul potenziamento dell’assistenza medica territoriale.
Le case della salute, a che punto siamo
Come anticipato dal Corriere della Calabria, entro il luglio 2026, saranno pienamente operative le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità finanziati dal Pnrr. Non si parla di “cattedrali nel deserto”, ma di presidi attivi della rete assistenziale, dotati di tecnologie di telemedicina per raggiungere anche le aree interne più disagiate. Il timing dettato dalla Giunta regionale calabrese prevede un lavoro incessante fino alla prossima stagione estiva necessario a mettere a regime le strutture. Come evidenzia Il Sole 24 Ore, accanto all’impatto significativo dato dalle tecnologie garantite da Consip, resta – almeno per il momento – irrisolta la questione relativa alla desertificazione della sanità del territorio. Scorrendo gli ultimi dati ufficiali pubblicati recentemente da Agenas, «al 30 giugno scorso risultavano operative con almeno un servizio attivo soltanto 660 Case di comunità con quattro Regioni – Abruzzo, Basilicata, Campania e Bolzano – che contavano ancora zero strutture aperte». La Calabria strappa una performance di poco superiore con 2 case di comunità attive su 63.
Puntare sulle professioni
In un recente convegno dedicato alle nuove tecnologie in sanità, la sindaca di Casali del Manco Francesca Pisani si è soffermata sulla realizzazione di una casa della salute nel suo territorio. «I lavori sono quasi conclusi», ha sostenuto la prima cittadina che poi ha aggiunto: «ma chi metteremo in queste strutture?». Il riferimento è al personale medico. Al netto, dunque, di nuove ed efficienti attrezzature necessarie a garantire i servizi ambulatoriali, quello che appare necessario è dotare le case di comunità di personale medico e infermieristico. «Un fronte questo – si legge sul Sole 24 Ore – su cui pesa la mancata riforma dei medici di famiglia». Il tema è evidentemente complesso ed ha un aspetto di carattere nazionale e uno locale. In tutti questi anni i governi hanno puntato prevalentemente a rafforzare le strutture e le infrastrutture con il Pnrr, finanziando il ricambio dei macchinari, il potenziamento degli ospedali, la costruzione delle case di comunità e le piattaforme informatiche, ma le liste di attesa sono determinate dalla difficoltà di recarsi da un medico, quindi – come sottolinea il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Bari, Filippo Anelli – «il tema è puntare sulle professioni». «Il governo – ricorda Anelli – quest’anno ha messo 450 milioni di euro per aumentare il numero dei professionisti, mille medici più seimila infermieri, che significano dieci medici in più a provincia in tutta Italia. E’ un piccolo sforzo che però risente di un problema drammatico». (f.benincasa@corrierecal.it)
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