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Il problema di sempre

A chi intitolare l’aeroporto di Lamezia Terme?

Proposte, veti e identità culturale: perché ogni nome divide e nessuno decide

Pubblicato il: 22/12/2025 – 9:12
di Romano Pitaro
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A chi intitolare l’aeroporto di Lamezia Terme?

Torna l’ansia (a intervalli quasi regolari) d’intitolare a qualcuno, che non sia quisque de populo, l’aeroporto di Lamezia Terme. Vederlo luccicare, nella fase di un ammodernamento graditissimo e nella dimensione di successo global che s’è guadagnato, ma senza che possa esibire un nome pregevole, a molti deve sembrare una capitis diminutio.
Intollerabile, specie da quando la narrazione mainstream ci spiega che per migliorare le sorti della Calabria occorre puntare sull’innalzamento della reputazione nell’immaginario collettivo, pescando dal suo millenario bacino culturale.
Naturalmente, il desiderio di dare un nome a edifici e infrastrutture pubbliche va apprezzato di per sé, anzitutto perché l’anonimato è inoppugnabile segno di trascuratezza; e questa volta c’è da magnificare la leader calabrese dei Fratelli d’Italia, on. Wanda Ferro, per la proposta d’intitolare lo scalo internazionale a Mattia Preti.
Che si tratti di un artista di vaglia, nessun dubbio: non a caso c’è un costante flusso di visitatori delle sue opere nella città di Taverna che gli ha dato i natali nel 1613 (è morto a La Valletta nel 1699). E non a caso al “Cavaliere calabrese” è dedicato il prezioso e multimediale polo culturale del Consiglio regionale a Reggio. Diamoglielo, allora, questo nome allo scalo calabrese. Ma qui tornano i problemi di sempre. Chi fa la scelta?
Non ha avuto seguito, infatti, l’iniziativa del giornalista e scrittore Paride Leporace e del professore Gianluca Passarelli, che avrebbero voluto intitolarlo a Corrado Alvaro: lo scrittore di San Luca che, su input del presidente Occhiuto, è stato inserito nelle linee guida che il Ministero fornisce alle scuole superiori con i nomi degli autori da studiare. Non ha avuto seguito il suggerimento d’intitolarlo a Flavio Magno Aurelio Cassiodoro (Squillace, 490 circa), tra i più illustri letterati, storici e uomini politici della sua epoca e tra i massimi esponenti del pensiero filosofico e spirituale dell’Occidente, nonché “erudito poderoso”.
E, magari a corrispondere a un criterio di prossimità territoriale, non è stata considerata l’idea d’intitolare l’aeroporto a quel “cuore cantastorie” di Franco Costabile, il poeta di Sambiase (comune fino al 1968, oggi un quartiere di Lamezia Terme), amato da Ungaretti e autore di un formidabile Canto dei nuovi migranti a cui bisognerebbe attingere per dare un senso alle stucchevoli polemiche sui migranti del nostro tempo. Nel caso specifico dell’aeroporto di Lamezia Terme, poi, si entra in un irrisolto groviglio, perché anni addietro, in forza di un ordine del giorno del Consiglio regionale, si decise di dedicare lo scalo a San Francesco di Paola. Non solo un “gigante della sanità”, ma anche artefice della rinascita religiosa e morale d’Europa tra il XV e l’inizio del XVI secolo; e sulla cui straordinaria competenza erboristica, di recente, hanno pubblicato un libro (con saggio di padre Gregorio Colatorti, generale dell’Ordine dei Minimi) il prof. Giancarlo Statti e l’etnobotanico Carmine Lupia.
La scelta di San Francesco del Consiglio regionale era destinata a “compiere un’operazione di fede e laica dedicando la porta principale della regione a chi rappresenta la Calabria positiva”.
Immediata si ebbe, però, la protesta della città di Lamezia Terme, che evidentemente convinse a lasciar perdere. Perché intestarla al fondatore dell’Ordine dei Minimi (si scrisse) “è operazione illegittima, in quanto l’intitolazione degli scali aeroportuali (per legge) è attribuita solo all’Enac, di concerto con il Comune sede dell’aeroporto”. Dunque, rebus sic stantibus, come regolarsi?
Certo, l’istanza di un’autorevole sottosegretaria di Stato al Ministero dell’Interno ha un suo peso politico, ineludibile con una stretta di spalle. Ma chi si assumerà la responsabilità di scegliere tra cotanti calabresi del pensiero universale per sbrogliare la bizzarra matassa aeroportuale?

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