La ‘ndrangheta a Cosenza e un passato che ritorna: la morte di Edgardo Greco e la scarcerazione di Franco Perna
Il 2025 si chiude con la morte del killer delle carceri, mentre il boss 84enne passa ai domiciliari riaprendo il cassetto della memoria criminale

COSENZA Sic transit gloria mundi. Il presente diventa passato. Tutto cambia, anche la mala cosentina al centro di numerose operazioni di polizia poi sfociate in maxi processi che hanno certificato l’esistenza di una Confederazione di ‘ndrangheta (una sorta di sindacato), capace di governare e organizzare un “Sistema” aperto solo a chi rispetta le regole del crimine. Negli ultimi mesi del 2025, due dei protagonisti della recente storia criminale bruzia sono stati – loro modo – protagonisti, chiudendo un’epoca ormai lontana ma che puntualmente ritorna nei racconti dei collaboratori di giustizia e negli appunti annotati dalle forze dell’ordine.
L’ultimo addio
Il 2025 si è chiuso con il decesso di Edgardo Greco, l’uscita di scena di una delle figure più controverse del crimine cosentino. Pentito di aver saltato il fosso, fuggito via cambiando nazione, vita e identità (da tutti era conosciuto come Paolo Dimitrio) è tornato ad occupare le prime pagine dei giornali grazie alle indagini condotte dai carabinieri del Reparto Operativo di Cosenza guidati, all’epoca del blitz, dal Colonnello Dario Pini. Un vero cacciatore di latitanti, capace di intercettare, in Francia, il killer della mala cosentina. Edgardo Greco si era riciclato come pizzaiolo, diventando una figura iconica tanto da convincere Netflix a riflettere sulla possibilità di realizzare un documentario sulla sua vita. Greco aveva fatto perdere le proprie tracce nell’ottobre del 2006, destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dalla Procura generale presso la Corte d’Appello di Catanzaro il 16 maggio 2014, in relazione all’ordine di carcerazione (datato 4 aprile 2014) per l’esecuzione della pena dell’ergastolo a carico per il duplice omicidio di Stefano Bartolomeo e Giuseppe Bartolomeo consumato a Cosenza il 5 gennaio 1991 e per il tentato omicidio di Emiliano Mosciaro avvenuto sempre a Cosenza il 21 luglio 1991. Agguati maturati nell’ambito della guerra di mafia fra le cosche “Pino-Sena” e “Perna-Pranno”, che ha insanguinato il territorio cosentino nei primi anni ’90. L’8 dicembre 2025, si è diffusa la notizia della morte avvenuta in carcere in Francia, a seguito di un arresto cardiaco. Greco muore nella terra dove aveva deciso di nascondersi e rifarsi una vita prima dell’indagine durata mesi e della sua cattura. Nel mezzo una battaglia legale per evitare l’estradizione ed il ritorno in Italia.
Perna torna “libero”
Il 20 novembre 2025, Franco Perna lascia il carcere. Il boss cosentino, oggi 84enne e in condizioni di salute precarie (per questo motivo sono stati accordati gli arresti domiciliari) è stato simbolo della trasformazione della mala bruzia, da “bastarda” a confederata. Il patriarca ritrova un pizzico di libertà dopo oltre trent’anni trascorsi in una cella, molti dei quali al carcere duro. Stava scontando due condanne all’ergastolo per altrettanti omicidi: Armando Bevacqua nel 1979 e Sergio Comai nel 1985. Perna – come Greco – ha vissuto il periodo nero delle sanguinose faide, quella dei morti ammazzati per strada e della lotta per il controllo del territorio e dei business illeciti, salvo poi concedersi una tregua firmando il patto con il clan rivale Pino-Sena. Nel mezzo gli omicidi, appunto, come quello di Sergio Cosmai, il direttore del carcere bruzio assassinato il 12 marzo del 1985 mentre andava a prendere a scuola sua figlia. Il delitto fu ordinato dal boss, condannato all’ergastolo e mai pentitosi, deciso a dimostrare di essere il capo indiscusso e indiscutibile rispondendo con il sangue dinanzi al rifiuto di Cosmai di piegarsi alla sua volontà. (f.benincasa@corrierecal.it)
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