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In Turchia sulle tracce di Corrado Alvaro

Sembra di vedere dei fermo immagine di una Calabria che non c`è più in molti degli scatti di Matteo Tacconi, fotoreporter che con Nicola Mirenzi, giornalista di Vazzano (Vibo Valentia), ha dato vit…

Pubblicato il: 14/10/2011 – 19:08
In Turchia sulle tracce di Corrado Alvaro

Sembra di vedere dei fermo immagine di una Calabria che non c`è più in molti degli scatti di Matteo Tacconi, fotoreporter che con Nicola Mirenzi, giornalista di Vazzano (Vibo Valentia), ha dato vita al progetto “Corrado Alvaro a Istanbul”. C`è anche l`idea embrionale di portare in Calabria questa mostra che dal 18 al 24 ottobre sarà ospitata dall’Istituto italiano di Cultura a Istanbul, grazie al sostegno di Enzo Pietrini, presidente dell’Associazione Italia-Turchia.
È, però, qualcosa in più di una mostra: riporta in luce il lato meno noto dello scrittore di San Luca, che nei primi anni ’30 visitò la nuova Turchia di Ataturk, spedito lì dal quotidiano La Stampa. «Ci siamo messi sulle sue tracce e abbiamo provato a carpire l’attualità di quel potente reportage – dicono Tacconi e Mirenzi –, estrapolando con testi e foto i due grandi messaggi che, a nostro avviso, “Viaggio in Turchia”, il libro che raccoglie le sue corrispondenze, contiene». E cioè: la città, per niente oleografica ed esotica come quella cantata ad esempio nel libro di Edmondo De Amicis, la città poco turistica ma dall`anima accattivante «che vive di strada e nella strada, una città fatta di odori forti, profumi di ciambelle e carni di montone», spiega Tacconi, che quella città ha fotografato, passando dai quartieri popolari cristallizzati ancora oggi al racconto di Alvaro, così «visionario» nell`approcciarsi a Istanbul negli anni in cui l`impero ottomano faceva paura. E poi c`è il mare: Alvaro durante il viaggio che da Brindisi lo conduce in Turchia riflette sul Mediterraneo, luogo di guerre e genocidi ma grande crogiolo di differenze.
Alvaro riuscì a carpire il nocciolo duro, l`anima di Istanbul: «Avevo letto “Viaggio in Turchia” documentandomi prima di andare a Istanbul, dove ho vissuto per due anni – racconta Mirenzi –. L`ho trovato il testo più attuale tra quelli che consultai, dall`altissimo valore letterario ma anche storico. Rende al meglio la città dinamica dove antico e ultramoderno convivono. Da lì, da una chiacchierata con Matteo, abbiamo pensato di unire le parole di ieri e le fotografie di oggi».  
Quella di Tacconi e Mirenzi è un`operazione che in un certo senso ribalta la vulgata secondo cui “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis (libro del 1879 ristampato da Einaudi nel 2007 con un`introduzione di Umberto Eco) è «il miglior libro scritto su Istanbul nel diciannovesimo secolo», come ebbe a dire il nobel turco Orhan Pamuk. O meglio, propone la pietra miliare per un ventesimo secolo in cui il clima era ormai mutato.

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