COSENZA In tempi di separazione tra le scelte politiche e gli studi sulle realtà del territorio, riprendere i dati dello Svimez sulla condizione economica e sociale del Mezzogiorno e della Calabria pare una specie di rivoluzione copernicana. A tentare una ricucitura tra la politica come luogo delle scelte e della programmazione e la conoscenza del tessuto sociale meridionale e calabrese, ci ha pensato Mimmo Talarico, consigliere regionale di Idv, chiamando Delio Miotti, responsabile del settore statistico dello Svimez, a interpretare i dati emersi dalla più recente ricerca condotta sulle condizioni dell’economia calabrese. Oltre a Miotti, erano stati chiamati i soggetti sociali più significativi, come il Terzo settore, con Katia Stancato, la Confcommercio, con Klaus Algieri, il sindacato, rappresentato da Massimo Covelli, la ricerca e l’università, con il suo rettore Giovanni Latorre. Mancavano, assenti in verità non giustificati, gli imprenditori. Guardare oggi il Meridione potrebbe voler dire studiare una foto già ingiallita, perché è vero come ha detto Miotti che la statistica ha tempi di sedimentazione lenti, ma la crisi globale ha assunto una rapidità impressionante. Tuttavia il quadro che emerge appare già di suo abbastanza inquietante, con un Meridione e, in particolare, una Calabria drammaticamente indietro, che pare destinata a un declino non solo economico ma sociale e demografico. I numeri sono chiari nella loro aridità, ma è la loro interpretazione che ne rivela la drammaticità. Perché affermare che la Calabria nel 2011 ha avuto una crescita di un miserrimo 0,2 % di Pil, vuol dire annunciare un declino che assumerà anche aspetti di carattere demografico, con un impoverimento non solo materiale, ma pure del numero della popolazione. «La Calabria diventerà un’area spopolata, sempre più dipendente dalle altre aree del Paese», ha sostenuto Miotti. L’affermazione ha spaventato i presenti nella sala degli Specchi della Provincia di Cosenza, che hanno avuto uno spontaneo moto di ribellione alla triste previsione. Prontamente il ricercatore dello Svimez ha spiegato che gli studi di prospettiva servono a immaginare scenari futuri partendo dalla foto del presente, ma soprattutto dovrebbero servire a trovare strategie adeguate per sventare le minacce che si annunciano. E appare chiaro che questo è il ruolo della politica, soprattutto adesso, come ha detto Talarico, che è arrivato il commiato del «governo più anti meridionalista della storia recente». In attesa di una rinnovata attenzione verso il meridione, lo Svimez fuga un prolungato inganno, che vorrebbe l’Italia divisa in due, mentre la realtà è fatta di un Sud che dipende dalla produzione del Nord e il Nord che dipende dal Meridione che funge da mercato interno. Ma il dato ulteriore è che in Calabria anche i consumi si sono fermati, come ovvia conseguenza dell’impoverimento sociale e della contrazione della popolazione impegnata nel mercato del lavoro. Il rischio è che la crisi massacri ancora di più la Calabria, che non è più solo il Sud dell’Italia, ma uno dei Sud dell’Europa.
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