CATANZARO «Finalmente sono uscita da un incubo». Lo afferma, in una nota, Enza Bruno Bossio sulla conferma in appello della sentenza di assoluzione nel processo “Why not”. «Un incubo – aggiunge – che aveva provato a distruggere la mia vita e quella dei miei figli. Al quale ho resistito non solo con la consapevolezza di non aver fatto mai nulla di illecito, ma anche grazie all`affetto di moltissimi amici. Non mi sono mai sottratta ai processi in tribunale, anche se vivevo fino in fondo l`ingiustizia morale e materiale di quello che mi stava accadendo. Ma nonostante tutto ho avuto fiducia nel compimento dell`azione della magistratura, soprattutto di quella giudicante. Anche perché non mi sento di essere innocente perché assolta, ma assolta perché innocente. Dunque esiste il merito dei processi che si svolgono nelle aule dei tribunali, che sono altra cosa dei processi mediatici che condannano le persone sulla piazza prima ancora di essere giudicate da chi è preposto a questo compito». «Per ora – conclude Bruno Bossio – mi godo con serenità questo momento. Ci sarà tempo e luogo per riflettere su questa terribile vicenda che ancor prima che sul piano personale ha determinato conseguenze devastanti per la vita di tanti lavoratori e imprese calabresi». Gli avvocati Ugo Celestino e Fabio Viglione, difensori di Enza Bruno Bossio, hanno espresso grande soddisfazione per la sentenza. «La Corte d`Appello di Catanzaro – affermano – haconfermato la pronuncia pienamente assolutoria già ottenuta da Enza Bruno Bossio in primo grado. Ha trionfato la giustizia dei fatti e delle prove contro ipotesi accusatorie che, per quanto riferibili alla nostra assistita, si sono dimostrate assolutamente inconsistenti».
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