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Franco Bruno, quando il blog "inguaia" il trasformista

Può capitare di restare incollati al computer e ritrovarsi, dopo quasi due ore, a scavare nel passato (comunicativo) di Franco Bruno. Masochismo o curiosità? Il filone “come eravamo” non è affatto …

Pubblicato il: 14/02/2012 – 13:23
Franco Bruno, quando il blog "inguaia" il trasformista

Può capitare di restare incollati al computer e ritrovarsi, dopo quasi due ore, a scavare nel passato (comunicativo) di Franco Bruno. Masochismo o curiosità? Il filone “come eravamo” non è affatto una novità, e infatti ci appassiona sempre meno ma fa incazzare i cittadini-elettori sempre di più. Una cosa è certa: come sempre, un blog si rivela un`arma a doppio taglio, con quel suo incancellabile, puntualissimo e ostinato archivio; anche il parlamentare dell`Api – già Margherita e Pd – mette il suo a disposizione di chi si ponga delle domande sulle traiettorie dei nostri amati governanti. Senza andare troppo indietro nel tempo e senza infierire, non tanto sul politico quanto sui lettori e sulla loro pazienza, abbiamo preso in prestito alcune sortite sul web del figliol prodigo della Dc cosentina. Li abbiamo poi analizzati, quegli interventi e comunicati stampa, alla luce delle inedite alleanze calabresi che i rutelliani stanno tessendo al fianco dei casiniani, inaugurando un laboratorio-ircocervo il quale – piuttosto che al trasformismo – pare ispirato alla e dalla schizofrenia.
Scriveva, anzi postava Franco Bruno il 29 marzo 2008 (titolo “Non vogliamo voti da mani insanguinate”): «Ieri, in Calabria, Veltroni ha detto le parole giuste. “Votino chi vogliono i mafiosi ma non il Pd. Perché il Pd farà di tutto per distruggere le mafie”. Noi non vogliamo voti da mani insanguinate. Questa campagna elettorale e l`intera immagine della Calabria, è sfregiata dai morti ammazzati (…)». Bruno ora lo dovrebbe ricordare al Pdl – partito con il quale sabato scorso a Cosenza la sua Api ha sancito una solida alleanza – che in consiglio regionale esprime, o meglio esprimeva, due esponenti i cui nomi sono collegati a pesantissime inchieste giudiziarie con la `ndrangheta a fare da sfondo. Il 19 marzo, con qualche ritardo rispetto alla scadenza della Giornata della mimosa, Bruno notava che «nessuna donna ha meritato di essere candidata al Senato dal Pdl» e sospirava «passi anche per la considerazione delle donne che nel tempo ha mostrato Silvio Berlusconi, ma…»: ora che sta venendo più spesso in Calabria gli basterà affacciarsi nell`aula di Palazzo Campanella alla ricerca di quote rosa (per carità, anche tra i banchi della minoranza) e visto che c`è potrà ammirare, per farsi un`idea sulla «considerazione delle donne» nel Palazzo, le foto (istituzionali) con le miss scosciate che quest`estate hanno fatto visita (istituzionale) nella stanza fantozziana del presidente Franco Talarico, con tanto di poltrone in pelle umana e megapiante in un`ovattata atmosfera paradisiaco-centrista.
Quest`altro post, del giorno precedente, è però ancora più paradigmatico per chi voglia leggere in filigrana le mutevolezze del panorama politico adattate agli scoppiettanti scenari calabresi: ammoniva il senatore-blogger che «Il nucleare di Fini e Casini non serve alla Calabria». «Almeno gli amici calabresi» della odiata coppia, che oggi guarda un po` si ritrova dalla stessa parte di Bruno su scala nazionale, «dovrebbero avere l’accortezza di spiegare a Fini e Casini, candidati come tanti altri in questa regione, che parlare di nucleare in Calabria ha il sapore della doppia beffa. (…) Sono altre le regioni italiane in cui Fini e Casini farebbero bene a parlare di diversificazione delle fonti energetiche. Purtroppo, ci rendiamo conto che loro non sono calabresi e non conoscono affatto la Calabria».    
E ancora, il 24 maggio 2008 (“Il governo nazional-padano sfila risorse a Calabria e Sicilia”): «Se il taglio dell`Ici e la detassazione degli straordinari sono stati finanziati anche con i fondi Fintecna già destinati dal parlamento alle opere infrastrutturali e ambientali delle regioni Calabria e Sicilia, siamo di fronte all`ennesima crudele ingiustizia nei confronti dei cittadini di queste regioni da parte del governo nazional-padano di Berlusconi, Tremonti e Bossi», governo che «sembrerebbe apprestarsi a sottrarre queste somme alle due regioni meridionali non per destinarle alla realizzazione del ponte sullo Stretto, a loro dire indispensabile per il completamento del corridoio Berlino-Palermo, ma utilizzandole per finanziare provvedimenti bandiera che lasceranno solo briciole alla Calabria e alla Sicilia. Se quanto paventato corrispondesse a vero, continuiamo a sperare in un rinsavimento dei parlamentari siciliani e calabresi del Pdl affinché si adoperino insieme a noi per impedire che passi una linea politica ormai palesemente antimeridionale». Bruno adesso potrà farli rinsavire in prima persona questi stessi parlamentari, visto che 4 anni dopo è diventato alleato di alcuni di loro: potrà farsi chiarire queste e altre anomalie. E magari spiegarle agli elettori del Pd che lo mandarono a Roma. Come no, va bene anche sul blog. Basta che non lo fa sapere nella Capitale, dove il suo partito non è che vada molto d`accordo con i berlusconiani.
Ma insomma, se anche la Santanché per giustificare il proprio filo-montismo può permettersi di affermare che «chi non cambia idea è un cretino», perché Bruno non potrebbe volgere lo sguardo verso quel centrodestra, berlusconiano in particolare, prima attaccato a ogni pie` sospinto? E poi, siamo pur sempre nella Regione in cui qualche giorno fa fu firmato il capolavoro dei capolavori – a qualcuno in realtà è sembrata un`offesa all`intelligenza – di Salvatore Magarò, consigliere regionale della lista Scopelliti Presidente reduce da un`esperienza nel centrosinistra nella passata consiliatura: il numero 1 della commissione calabrese antimafia ha infatti annunciato la presentazione di «una proposta di modifica al regolamento del consiglio regionale che mira a rendere obbligatoria la permanenza, per tutta la durata del mandato, dei consiglieri regionali nel gruppo in cui sono stati eletti. Sono del parere – pontificava Magarò – che più la politica si rende trasparente e dimostra linearità nei comportamenti dei suoi rappresentanti, più riusciamo a ridurre il gap che oggi gravemente separa la società civile da quella politica». Un voltagabbana vuole bacchettare i trasformisti: è come se Lupin mettesse l`antifurto alla macchina.

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