Un lungo elenco di buone intenzioni, condivisibili sul piano ideale. Un dispositivo debole e difficilmente applicabile. La risoluzione adottata dalla commissione consiliare contro il fenomeno della ‘ndrangheta presenta più ombre che luci. E dimostra un evidente tallone d’Achille: quello della natura puramente facoltativa del ricorso alla Stazione unica appaltante.
Le pubbliche amministrazioni, si legge nel documento, possono (e dunque non devono) «decidere di affidare la gestione dei propri appalti» alla Sua. Un concetto reso ancora più annacquato dal successivo inciso, che spiega che questo procedimento può essere attivato «in piena autonomia e libertà». Ma quale valore ha un impegno che, non potendo essere preso sul piano giuridico (vista l’inefficacia nei confronti dei cittadini delle deliberazioni della Commissione), non viene assunto neanche sul piano politico e morale?
Il resto del dispositivo è assai fumoso. Vi si legge che i dirigenti e i “responsabili di procedimento” (chi ha scritto la risoluzione non ha mai studiato la legge 241/1990) possono rivolgersi agli uffici regionali per avere supporto e consulenza di tipo tecnico-legale-amministrativo. A curare questo tipo di supporto sarà una “cabina di regia” «da istituire a cura della presidenza della giunta regionale». Dunque, ricorrere alla Stazione unica appaltante è facoltativo; ma per chi ha bisogno di consulenza, c’è sempre la struttura speciale del governatore che è disponibile a dare una mano nella stesura delle gare d’appalto.
La Regione inoltre «si fa carico di favorire la partecipazione alle iniziative di formazione dei funzionari e dirigenti comunali». Che tipo di formazione e in che tipo di materia, non è dato sapere; e non è neppure chiaro cosa c’entri questo con il rispetto della legge.
Infine, l’istituzione di una “White list” di giovani avvocati per «gestire le fasi processuali» (più correttamente, si dice “per stare in giudizio”). A che fine? Incentivare il lavoro di chi si affaccia per la prima volta (trattandosi di “giovani”) alla professione forense? E in base a quali criteri si procederà alla selezione? Dubbi, questi, che dovranno essere fugati dalla Commissione. Non si capisce infatti per quale motivo l’assistenza legale non possa essere fornita dall’avvocatura regionale, evitando il ricorso a professionisti estranei alla pubblica amministrazione.
g.l.
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