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Liberaci dal racket

«Ogni società ha il tipo di criminali che si merita». Lo diceva Robert Kennedy, che, oltre ad essere il fratello del presidente John, è stato anche ministro della Giustizia in America. Già, in quel…

Pubblicato il: 23/02/2012 – 16:49
Liberaci dal racket

«Ogni società ha il tipo di criminali che si merita». Lo diceva Robert Kennedy, che, oltre ad essere il fratello del presidente John, è stato anche ministro della Giustizia in America. Già, in quelle lontane terre, Oltreoceano, popolate da calabresi e siciliani, che, per fame, erano emigrati in quei mondi, allora lontanissimi, dai quali assai raramente si faceva ritorno nella terra d’origine nonostante i buoni proponimenti. E, nelle lontane Americhe, si lavorava sodo, non si moriva di fame e, qualche volta, ci si arricchiva pure. Come, qualche altra volta, si finiva nella morsa del crimine organizzato che, anche lì, non era certo di secondo piano, come ci insegnano, oltre alle cronache passate e presenti, gli scrittori americani. E, tra questi, in particolare, Gay Talese, figlio di un sarto emigrato da Maida, che in “Onora il padre” ha descritto tra l’altro l’ascesa e il declino del boss mafioso Joseph Bonanno.
Anche in Calabria si sono scritte centinaia e centinaia di libri sullo strapotere della `ndrangheta, l’ultimo in ordine di tempo “La mafia fa schifo”, del procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, che in molte scuole è stato ed è oggetto di dibattiti e approfondimenti.
Tra le altre cose che “tengono banco”, nel mondo della criminalità in Italia e in Calabria, è il racket delle estorsioni, una piaga che, nonostante le buone intenzioni di cui sono lastricate le nostre strade, non si riesce a debellare. Ecco perché appare quanto meno significativo l’appello di Libera, l’associazione antimafia fondata da don Luigi Ciotti che, da anni, conduce continue battaglie per l’affermazione della cultura della legalità, anche nei nostri territori. «Bisogna applicare in Calabria il “modello Palermo” – ha sostenuto don Ciotti – dove imprenditori, operatori commerciali e professionisti “chiacchierati” sono stati messi alla porta e sostenere, con forza, chi ha il coraggio di rompere il silenzio». Per far questo, naturalmente, ci vuole coraggio («se uno non ce l’ha, non se lo può dare», faceva dire Manzoni al povero don Abbondio) ma è l’unica strada percorribile se si vuole sconfiggere la mafia dei colletti bianchi, la mafia che intimidisce, la mafia che uccide per piegare imprenditori ed amministratori.
Un esempio positivo di impegno è venuto dalla Camera di Commercio di Reggio che, attraverso il suo presidente Lucio Dattola, ha raccolto l’appello di don Ciotti e ha deciso di sostenere, nei limiti in cui è possibile, le imprese che non si piegheranno al racket esentandole dal pagamento del diritto annuale dell’ente camerale, premiandole anche con il versamento della stessa cifra che non dovranno più versare per cinque anni. Una determinazione non certo risolutiva della “piaga delle tangenti”ma dal significato simbolico di rilievo. Imprenditori, commercianti e artigiani vittime di estorsioni,usura e corruzione devono,però, formalmente collaborare con l’autorità giudiziaria e fornire elementi decisivi per la ricostruzione dei fatti e per l’individuazione e l’arresto di estortori ed usurai. A Reggio, fino ad ora, un gruppetto di imprenditori ha aderito all’iniziativa, non tanto per godere di agevolazioni camerali, quanto per costituire un esempio del “coraggio che c’è e ci deve essere”. Questi imprenditori sono stati segnalati da don Luigi Ciotti perché hanno promosso l’associazione “Reggio libera Reggio:la libertà non ha pizzo”. L’obiettivo,certamente ambizioso,è quello di costruire frontiere della legalità, valorizzando l’etica, la legalità e la trasparenza e, come dice il presidente del Censis,Giuseppe De Rita, di “fare rete fra i soggetti dei territori coinvolti” e cioè,istituzioni,enti,persone fisiche,associazioni. Coraggio, dunque! Anche se “non c’è coraggio e non c’è paura, ci sono coscienza ed incoscienza…la coscienza è paura, l’incoscienza è coraggio” scriveva Alberto Moravia. Senza incoscienza, assai spesso,nella vita, non si raggiungono i risultati sperati. Ecco perché la decisione di “Libera”di sostenere quanti rompono il silenzio,quanti denunciano e si costituiscono parte civile nei processi, esponendo se stessi e i loro familiari a rischi e pericoli per riscattare questa nostra regione vessata dal crimine organizzato e non. Non è facile, si capisce bene. Lo diceva Kennedy, lo dice Nicola Gratteri: il percorso di denunzia e di coerenza è difficile, ma è l’unica strada per smuovere le coscienze ( o le incoscienze?)in una regione nella quale la maggior parte degli imprenditori,ma anche dei piccoli artigiani, afferma di non essere stato mai coinvolto in episodi di racket o di usura. Chi lo dice? L’istituto Tagliacarne che con Piepoli ha effettuato una indagine dalla quale vien fuori che, solo a Reggio, è stato il 92% degli imprenditori a sostenere di non  essere mai stato coinvolto nel racket e ben il 98,2% in casi di usura. “Sos Impresa”, invece, alla commissione parlamentare antimafia, ha rivelato che il 50% delle imprese calabresi paga il pizzo. Il prezzo della paura piega quindicimila imprese!
Don Pino De Masi, mons.Giuseppe Fiorillo, don Antonino Vattiata, tra gli altri, non si stancano mai di ribadire che non bisogna arrendersi mai per dare un volto nuovo alla Calabria. Sono,giustamente, ottimisti- Non potrebbe essere altrimenti, visto il loro ruolo e la loro missione, non sono all’interno di “Libera”. Hanno sempre cercato di essere incisivi per accelerare il cambiamento della società calabrese che, hanno sostenuto di recente, è “dominata da appetiti insani che portano odio,discordia e tanto sangue”. La loro è stata ed è una “battaglia contro i poteri forti che pensano solo al loro tornaconto o a quello delle cordate di cui si pregiano di far parte”ha voluto dire Antonio Lavorato,anima dell’associazione di don Ciotti a Vibo. Il lavoro da fare,però,è ancora tanto, soprattutto tra i giovani. Si deve essere ottimisti o pessimisti,a questo proposito? Le condizioni generali di oggi,in Calabria,e non solo,  inducono a diffidare degli ottimisti.

*Giornalista

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