Ricostruiamo il Pd con procedure trasparenti
Quello che serve al Pd calabrese non è lo svolgimento di un congresso “canonico”, ma la ricostruzione di un gruppo dirigente che sia espressione di un metodo innovativo e anti schematico, in chiara d…

Quello che serve al Pd calabrese non è lo svolgimento di un congresso “canonico”, ma la ricostruzione di un gruppo dirigente che sia espressione di un metodo innovativo e anti schematico, in chiara discontinuità con le liturgie del passato, capace di ricominciare un percorso mai seriamente avviato e in grado di concepire una proposta di governo credibile con punti concreti seri e fattibili, oltre che di recitare un ruolo primario nella scrittura di un nuovo capitolo nella storia del centro sinistra e dello stesso Pd.
Chi si illudeva che i problemi del Pd calabrese fossero da ascriversi esclusivamente a responsabilità di singoli (come Adamo, Bova o Loiero) adesso deve non dico ricredersi ma riflettere e contribuire, non con grida insensate ma con proposte serie, a dare corpo ai solenni proclami del commissario D’Attorre di avviare, senza alcun condizionamento, l’auspicato cambio di rotta del Pd calabrese, il cui destino non può essere lasciato nelle mani di chi ha contribuito a farlo pervenire allo stato in cui si trova.
Il Partito democratico calabrese abbisogna di idee e di progetti che lo rendano e lo facciano percepire alternativo al centrodestra: i volti degli uomini e delle donne e la loro condizione anagrafica sono un retaggio del passato recente che ha solo procurato danni e macerie!
Condivido lo sdegno e la preoccupazione che tanti iscritti, ignari di quanto stava per accadere ancora una volta al Pd calabrese, stanno dimostrando ma sarei molto contento se questo sdegno e queste preoccupazioni sfociassero in proposte concrete per sconfiggere le teorie di chi vorrebbe perpetuare il sistema di corruttela politica che ha privato la nostra base del sacro santo diritto di avere un gruppo dirigente autonomo, all’altezza del difficile momento che sta vivendo il Paese e la Calabria in particolare.
Si sentono voci su presunte richieste di firme o su documenti da presentare in direzione Nazionale: siamo alla fiera dell’ipocrisia ed il corpo sano del Pd calabrese deve ribellarsi e non cadere nell’ennesima trappola di diventare strumento inconsapevole di quanti, pur predicando la rivoluzione parolaia, vorrebbero che tutto rimanesse così com’è!
Evitato, grazie alla determinazione di D’Attorre, il rischio della ripetizione dello schema che ci aveva condotti alla catastrofica nottata di Caposuvero, dove hanno votato tutti a favore tranne il sottoscritto, adesso occorre adoperarsi per bloccare il disegno perverso di chi pensa di anteporre il destino dei singoli – attraverso un’ improbabile trattativa sulla formazione delle liste di Camera, Senato e Regione – agli interessi generali del popolo democratico, magari rendendo oltremodo difficile se non impossibile la costruzione di un percorso unitario e riaprire inevitabilmente una nuova fase di scontro che, per quanto ovattata da mediazioni correntizie e da operazioni “pilotate dall’alto”, aggraverebbe la condizione di precarietà del partito. Tutto ciò non è possibile nel Paese, figuriamoci in Calabria dove le contraddizioni tra politica ed affari, gestione clientelare ed autoreferenziale, costi della politica e scambio di potere hanno attraversato centrosinistra e sfiorato lo stesso Pd, non del tutto immune da responsabilità e gravissimi limiti comportamentali.
*Dirigente Pd calabrese già candidato alla segreteria regionale