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Nunnari all`Antindrangheta: le feste religiose non vanno infiltrate

COSENZA «Io e l’arcivescovo Morosini diciamo la stessa cosa, solo con accento diverso». Monsignor Salvatore Nunnari torna sulla questione del perdono agli `ndranghetisti  e lo fa «spezzando una lanci…

Pubblicato il: 25/09/2012 – 15:08
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Nunnari all`Antindrangheta: le feste religiose non vanno infiltrate

COSENZA «Io e l’arcivescovo Morosini diciamo la stessa cosa, solo con accento diverso». Monsignor Salvatore Nunnari torna sulla questione del perdono agli `ndranghetisti  e lo fa «spezzando una lancia» a favore del presule della diocesi di Locri-Gerace. Le parole di Giuseppe Fiorini Morosini, durante la festa della Madonna di Polsi, avevano fatto discutere e dato vita a numerose polemiche. I mafiosi meritano la misericordia della Chiesa? Per Salvatore Nunnari, sì, ma a condizione di un cammino di pentimento e conversione autentico.
L’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, reggino d`origine, è intervenuto oggi durante i lavori della Commissione regionale contro la `ndrangheta, presieduta da Salvatore Magarò. Un invito arrivato all’indomani della riflessione pastorale «Mi appello a voi uomini della mafia», diffusa l’8 settembre scorso in occasione della festa della Madonna del Pilerio di Cosenza. Una lettera in cui Nunnari ha usato parole di condanna verso lo strapotere della `ndrangheta, principale responsabile dell’arretratezza economica, sociale e culturale della Calabria. «Voi siete la nostra rovina», ha detto anche oggi l’arcivescovo rivolto agli `ndranghetisti, alla presenza di tutti i componenti della Commissione.
Monsignor Nunnari intende stigmatizzare soprattutto la presenza strisciante delle organizzazioni criminali all’interno della Chiesa. «Preoccupa l’insediamento subdolo di questi uomini all’interno delle feste religiose». Una strumentalizzazione perversa della fede che, secondo l’arcivescovo, non riguarda solo Polsi e la venerazione della Madonna della Montagna. «Non siete cristiani, lo spirito del Vangelo non vi appartiene», ha aggiunto Nunnari.
Ma la Chiesa non può non aprire la porta a chi si pente. Il prelato lo specifica più volte e sottolinea la necessità di un «perdono responsabile», che tenga conto cioè del reale ravvedimento dei mafiosi e del loro effettivo processo di riconversione. Dopo aver ricordato la condizione di isolamento nella quale troppo spesso si trovano i parroci calabresi, Nunnari ha invocato una nuova forma di «testimonianza da parte dei politici di tutti gli schieramenti», al fine di promuovere nuove forme di esempio a vantaggio della comunità calabrese.
«Esprimo la mia riconoscenza a monsignor Nunnari per l’azione pastorale che sta portando avanti in Calabria», ha detto Magarò, che ha posto l’accento sulla necessità di combattere il fenomeno mafioso «attraverso i comportamenti», e facendo distinzione tra «i segni del potere e il potere dei segni, dei simboli». Poi un riassunto delle azioni messe in atto dalla commissione antindrangheta, che «ha deciso di costituirsi parte civile nei processi alla criminalità organizzata, di sostenere gli imprenditori che denunciano il pizzo e le associazioni». Infine, Magarò ha ribadito come «per contrastare questo fenomeno non servono solo le sentenze e le manette, ma anche i diritti, le opportunità e il lavoro».

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