`Ndrine nel post terremoto, «a giudizio tutti gli imputati»
AQUILA Alle `ndrine avrebbero fatto gola ben quindici appalti della ricostruzione del dopo terremoto all`Aquila. Il procuratore della Repubblica dell`Aquila facente funzioni Stefano Gallo ha chiesto…

AQUILA Alle `ndrine avrebbero fatto gola ben quindici appalti della ricostruzione del dopo terremoto all`Aquila. Il procuratore della Repubblica
dell`Aquila facente funzioni Stefano Gallo ha chiesto oggi il rinvio a giudizio per i quattro indagati coinvolti nell`inchiesta relativa alle presunte infiltrazioni della `ndrangheta nella ricostruzione post terremoto all`Aquila. L`udienza si terrà il 7 marzo 2013.
In manette erano finiti quattro imprenditori, ritenuti dagli inquirenti vicini alla `ndrangheta, che – secondo gli inquirenti – avrebbero agito per conto della cosca Caridi-Zindato-Borghetto legata al clan Libri, attiva a Reggio Calabria.
L`operazione “Lypas”, che prende il nome da una delle ditte edili riconducibili all`organizzazione criminale, aveva visto impegnati i finanzieri del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza dell`Aquila e i poliziotti della sezione criminalità organizzata della Mobile della questura dell`Aquila. Le forze dell`ordine avevano arrestato Stefano Biasini, 34 anni, nato e residente all`Aquila; Antonino Vincenzo Valenti, di 45 anni, residente a Reggio Calabria; Massimo Maria Valenti, di 38 anni, nato a Reggio Calabria e residente all`Aquila; Francesco Ielo, di 58 anni, nato a Reggio Calabria e residente ad Albenga (Savona); ai quali è stato contestato il reato di concorso esterno in associazione di stampo mafiosa. Le indagini, coordinate dal procuratore Alfredo Rossini (da poco scomparso) e dal pm Fabio Picuti, sono durate circa due anni e hanno evidenziato – secondo gli inquirenti – il forte interessamento degli esponenti della cosca reggina ai lavori di ricostruzione degli immobili da parte dei privati, nel cui ambito non è prevista alcuna procedura a evidenza pubblica né alcuna certificazione antimafia per l`impresa individuata per l`esecuzione dei lavori. Gli appalti ai quali le società in odore di `ndrangheta avevano partecipato sono due, con un fatturato complessivo di circa 200mila euro perché relativi a case con danni lievi. Erano in trattative, secondo quanto si è appreso, per un`altra quindicina di commesse sempre nella ricostruzione privata nell`ambito della quale non serve la gara pubblica, ma c`è l`affidamento diretto. Le indagini della Finanza e della Mobile si sono avvalse di intercettazione di numerosissime utenze cellulari nonché dell`ascolto di ore e ore di conversazioni ambientali e riservati servizi di osservazione che hanno documentato fotograficamente le fasi preliminari di un incontro avvenuto nel maggio 2010 in un albergo dell`Aquila tra gli arrestati e componenti della cosca reggina. In particolare, è emerso che Santo Giovanni Caridi, ritenuto referente della cosca `ndranghetista reggina, arrestato nell`ambito di un`altra indagine chiamata “Alta tensione”, si sarebbe inserito nei lavori di ricostruzione degli immobili privati per il tramite dell`imprenditore aquilano Biasini già presente nell`ambito del post terremoto, e grazie alla mediazione degli altri tre arrestati.
Secondo l`accusa, i quattro arrestati, all`epoca attivi sul territorio aquilano, avrebbero sostanzialmente fornito concreto supporto logistico alla penetrazione economica della cosca, intermediando per l`acquisto di quota parte del capitale sociale di una società interessata ai lavori, utilizzando le maestranze indicate dagli affiliati del sodalizio calabrese, usufruendo di imprese riconducibili alla cosca reggina. Nell`ambito dell`operazione sono scattati i sequestri per la consistenza patrimoniale costituita da quote sociali di 4 società, 8 automezzi, 5 immobili, 25 rapporti bancari, riconducibili agli indagati e delle attività commerciali a loro facenti capo, per un valore complessivo di oltre un milione di euro.