Bruciato vivo, condanna confermata
CATANZARO La Corte d`assise d`appello di Catanzaro ha confermato oggi la condanna a 22 anni di reclusione emessa in primo grado a carico di Santino Accetta, 32 anni, imputato per l`omicidio aggravato…

CATANZARO La Corte d`assise d`appello di Catanzaro ha confermato oggi la condanna a 22 anni di reclusione emessa in primo grado a carico di Santino Accetta, 32 anni, imputato per l`omicidio aggravato di Cristian Galati, il 24enne picchiato brutalmente, legato a un albero e poi bruciato vivo a Curinga (Cz), nel gennaio 2009. I giudici hanno così respinto l`appello della Procura che aveva chiesto per Accetta la condanna all`ergastolo, in riforma della sentenza emessa il 9 giugno del 2011 dalla Corte d`assise di Catanzaro presieduta da Giuseppe Neri.
La Corte, inoltre, aveva riconosciuto alle parti civili – Leopoldo Marchese difende i genitori di Cristian, i fratelli e una sorella, mentre l`altra sorella è difesa da Luca Scaramuzzino – il risarcimento del danno da liquidarsi in altra sede, stabilendo intanto delle provvisionali di 80mila euro ciascuno per ciascun genitore, e 40mila euro ciascuno per ciascun fratello della vittima. Alla quantificazione della pena in 22 anni – il pubblico ministero aveva chiesto anche in primo grado l`ergastolo – la Corte era giunta non riconoscendo a carico di Accetta (difeso da Davide Dell`Aquila e Francesco Galati) l`aggravante della premeditazione, concedendogli le attenuanti generiche e ritenendole equivalenti alle altre aggravanti contestate – i futili motivi, la crudeltà verso la vittima, l`aver agito in più persone -. Le persone imputate per l`omicidio di Galati sono state in tutto tre. Due dei tre giovani, Pietro Mazzotta ed Emanuele Caruso, sono stati condannati in primo grado rispettivamente a 16 anni e a 30 anni di reclusione con rito abbreviato, e il 5 aprile 2011 la Corte d`assise d`appello ha poi assolto Mazzotta e dimezzato la condanna di Caruso, cui dunque ha inflitto 15 anni. Proprio Caruso in fase di indagini confessò di essere l`autore dell`atroce delitto, sostenendo di aver portato a termine da solo il disegno di morte di Galati, anche se poi in aula, al processo per Accetta, si avvalse della facoltà di non rispondere alle domande della Corte d`assise di Catanzaro, del pubblico ministero e degli avvocati.
Ma secondo la pubblica accusa Accetta avrebbe partecipato eccome all`assassinio di Galati, il quale sarebbe stato ucciso proprio per i suoi contrasti con il primo, che lo avrebbe tra l`altro accusato di avergli bruciato l`auto.