Pedofilia, ex primario assolto in appello
CATANZARO La Corte d`appello di Catanzaro ha completamente assolto, con formula ampia, P. T., 73enne catanzarese, ex primario di ginecologia, imputato per “atti sessuali con minori infraquattordicenn…

CATANZARO La Corte d`appello di Catanzaro ha completamente assolto, con formula ampia, P. T., 73enne catanzarese, ex primario di ginecologia, imputato per “atti sessuali con minori infraquattordicenni” a danno di quattro parti offese, induzione alla prostituzione nei confronti di altri due minori di età compresa fra 14 e 16 anni; tentata induzione alla prostituzione per un settimo minore. Il Collegio ha così ribaltato la sentenza emessa in primo grado, il 5 ottobre del 2012, dal Tribunale collegiale. I giudici, in primo grado avevano condannato l`imputato a sette anni di reclusione e al risarcimento del danno alle parti civili, dopo aver modificato il primo e più grave capo d`accusa, che inizialmente era «violenza sessuale aggravata perché compiuta nei confronti di minori di 14 anni e atti sessuali con minorenni», riformulandolo in quello sanzionato meno gravemente di soli “atti sessuali con minori infraquattordicenni”, e aver concesso all`imputato le attenuanti generiche – così che la pena inflitta risultò molto più bassa di quella chiesta dal pubblico ministero, Simona Rossi, che aveva sollecitato 16 anni di reclusione –. La Corte, oggi, ha assolto il medico dal secondo e dal terzo capo d`accusa «perché il fatto non costituisce reato», mentre la prima e più pesante accusa è venuta meno per difetto di querela della presunta parte offesa. I giudici hanno così condiviso ampiamente le tesi della difesa dell`imputato, il quale ha sempre negato categoricamente le accuse. Fin da subito i suoi avvocati, Francesco Parentela ed Enzo Ioppoli, parlarono di una sorta di “complotto” che sarebbe stato ordito dai familiari dei minorenni coinvolti per mere questioni di soldi. Le accuse, per i penalisti, non sarebbero state fondate su elementi solidi, ma unicamente sui racconti dei ragazzi, che l`imputato avrebbe sì incontrato, ma secondo la difesa solo per pochi minuti. I legali del medico si sono battuti per anni per dimostrare l`innocenza del loro assistito, anche evidenziando che il capo d`accusa più grave, così come riqualificato in “atti sessuali con minori infraquattordicenni”, è perseguibile solo a querela di parte, ma tale querela nel caso specifico, non ci sarebbe neppure stata. È arrivato quindi un nuovo epilogo in un procedimento giudiziario lunghissimo, nell`ambito del quale il medico fu rinviato a giudizio il 21 marzo del 2006, dal giudice dell`udienza preliminare che ritenne quasi completamente fondato l`impianto accusatorio costruito dall`allora sostituto procuratore Simona Marazza, in cui si parlava di bambini adescati con promesse di soldi, regali e denaro in cambio di sesso. Con queste accuse il medico finì in arresto il 16 gennaio 2004, fra lo sconcerto di una città che conosceva il medico come uno stimato professionista.