Molotov contro Casa Pound, l`avvocato: «Solo una bravata»
«Il gesto dei tre giovani catanzaresi che hanno lanciato una bottiglia molotov contro un circolo di Casa Pound a Bologna, nella notte tra martedì e mercoledì, non è da ricondursi a una matrice politi…

«Il gesto dei tre giovani catanzaresi che hanno lanciato una bottiglia molotov contro un circolo di Casa Pound a Bologna, nella notte tra martedì e mercoledì, non è da ricondursi a una matrice politica o eversiva». A dirlo è l`avvocato Ennio Curcio che assiste Emanuele Platì, arrestato insieme a Francesco De Medici e Alessandro Mancuso. A rappresentare i due è l`avvocato Caterina Salerno, ex assessore del Comune di Catanzaro e madre di De Medici. Domani nel carcere bolognese della Dozza ci sarà l`udienza di convalida, davanti al gip Alberto Gamberini. «Ritengo che non ci sia nulla da nascondere», prosegue Curcio, attribuendo il gesto a una «bravata di tre ragazzi che avevano bevuto un po`, erano su di giri». Ma anche guardando ai loro precedenti «non c`é nulla che fa pensare ad attività eversive» e l`avvocato dunque si dice «stupito» per l`accusa di terrorismo. Platì ha alcuni precedenti, riferisce il legale, legati a tafferugli quando era minorenne, quindi è stato un anno in una comunità, «e ha superato questo periodo in maniera egregia». A lui non viene contestata la detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti: la marijuana – 19 piantine in una serra e due chili essiccati – è stata trovata nell`appartamento di via Cracovia preso in affitto dagli altri due giovani. L`avvocato Salerno ha spiegato che preferisce non rilasciare dichiarazioni.
I tre giovani calabresi sono accusati di atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi, fabbricazione e detenzione di congegno esplosivo o incendiario, lesioni personali aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Intorno alle 2.50 di martedì notte i tre giovani si sono recati a bordo di un`Audi A3 in via Malvolta dove ha sede la sezione bolognese dell`associazione di estrema destra Casa Pound. Uno dei ragazzi è rimasto in macchina in un vicolo. Due sono scesi e, mentre un giovane stava per scrivere sul muro con una bomboletta, l`altro ha acceso e gettato la molotov contro la saracinesca. A quel punto tre agenti di una pattuglia della Digos, appostata nei pressi, si sono qualificati e gli hanno intimato l`alt. I due sono fuggiti: uno a piedi, seguito da un poliziotto, mentre l`altro è salito in auto. Con l`aiuto delle Volanti, allertate dalla sala operativa, la polizia li ha bloccati, non senza fatica perché questi hanno risposto con calci e pugni. Fermata l`Audi, il giovane alla guida ha tentato anche lui di scappare a piedi. «Complimenti. Mi avete preso, sono io il terzo», ha detto ai poliziotti l`ultimo ad arrendersi, nascosto nel parcheggio di Largo Lercaro.
Dopo il fermo, gli agenti hanno perquisito l`abitazione che due dei tre arrestati avevano preso in affitto a ottobre. Secondo quanto si è appreso durante la perquisizione sarebbero stati rinvenuti un “manualetto” per eludere i sistemi di videosorveglianza delle forze dell`ordine, foto, pagine di giornali di scontri di piazza, una pistola giocattolo con il tappo rosso colorato di nero. La polizia ha trovato anche una serra riscaldata con 19 piantine di cannabis e 2 chili di marijuana essiccata, in un sacco. Per questo ai due viene anche contestata la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Uno dei tre catanzaresi avrebbe raccontato di essere in città per fare la tesi, pur essendo iscritto a un altro ateneo. Gli accertamenti sui tre da parte della Digos sono coordinati dal pm Antonella Scandellari del pool antiterrorismo.