Magistrati indagati, le accuse della Procura
Rivelazione di segreti d`ufficio e abuso d`ufficio, sono queste le ipotesi che la Procura di Salerno contesta a tre magistrati del distretto di Catanzaro: il giudice Giancarlo Bianchi e i pm Paolo Pe…

Rivelazione di segreti d`ufficio e abuso d`ufficio, sono queste le ipotesi che la Procura di Salerno contesta a tre magistrati del distretto di Catanzaro: il giudice Giancarlo Bianchi e i pm Paolo Petrolo e Giampaolo Boninsegna (quest`ultimo fino a qualche mese fa in servizio alla Dda con competenza sul territorio vibonese). Il procedimento prende avvio da quanto emerso nel corso delle intercettazioni effettuate dal Ros nell`ambito dell`indagine della Dda catanzarese denominata “Purgatorio”. Nell`attività intercettiva sarebbero emerse alcune conversazioni che coinvolgevano anche magistrati in servizio nel distretto di Catanzaro, da qui l`invio degli atti alla Procura salernitana competente per le indagini che riguardano magistrati in servizio nel capoluogo calabrese. Le intercettazioni di maggior rilievo per gli inquirenti campani ruoterebbero attorno alla figura dell`avvocato Antonio Galati, difensore di alcuni affiliati al clan Mancuso «tanto da diventare organico a quella famiglia di `ndrangheta».
LE ACCUSE AI MAGISTRATI Il pm Boninsegna è indagato perché avrebbe fornito notizie coperte dal segreto istruttorio all`avvocato Galati. In particolare avrebbe rivelato al legale «la specifica notizia della formale iscrizione nel registro degli indagati di Antonio Maccarone presso la Procura di Catanzaro ovvero quantomeno il suo coinvolgimento nelle indagini di competenza della Dda ancora pendenti». Il sostituto procuratore Petrolo, invece, avrebbe rivelato allo stesso avvocato Galati «l`esistenza di indagini in corso presso la Procura di Roma sul conto di alcuni personaggi coinvolti in un traffico internazionale di stupefacenti». Per il presidente Bianchi l`accusa è di non essersi astenuto in due procedimenti che coinvolgevano personaggi difesi dall`avvocato Galati con cui avrebbe avuto «rapporti di quotidiana frequentazione e di intensa amicizia».
IL REATO NON SUSSISTE Ad agosto la Procura di Salerno ha trasmesso gli atti al gip per chiedere l`interdizione dai pubblici uffici dei tre magistrati. Richiesta, però, rigettata dal giudice Dolores Zarone che con un provvedimento depositato il 29 novembre ha ritenuto insussistenti le accuse mosse alle tre toghe catanzaresi. Nei giorni scorsi i pm Franco Roberti e Rocco Alfano hanno presentato ricorso al Riesame impugnando la decisione del gip.