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Incandidabilità a Reggio sotto la lente della magistratura

REGGIO CALABRIA Una svista o un errore potrebbe rendere molto più semplice il procedimento per incandidabilità che vede i pezzi da novanta del Pdl reggino e un ex consigliere Pd  obbligati a sfilar…

Pubblicato il: 18/01/2013 – 13:00
Incandidabilità a Reggio sotto la lente della magistratura

REGGIO CALABRIA Una svista o un errore potrebbe rendere molto più semplice il procedimento per incandidabilità che vede i pezzi da novanta del Pdl reggino e un ex consigliere Pd  obbligati a sfilare di fronte al giudice Rodolfo Palermo.
Un`eccezione presentata dall`avvocato Andrea Alvaro, difensore dell`ex consigliere Giuseppe  Plutino, arrestato nell`ambito dell`operazione “Alta Tensione 2”, cui si è associata la difesa di Nicola Irto, unico consigliere Pd coinvolto, ha fatto emergere che nell`atto notificato a consiglieri e assessori mancano due pagine, la numero 4 e la numero 5, riguardanti proprio la posizione di Plutino. Una circostanza che ha permesso al presidente del Tribunale, Rodolfo Palermo, di verificare che non si trattava di un semplice errore nelle notifiche, ma che anche nell`atto originario, trasmesso dal Ministero al Tribunale di Reggio Calabria quelle due pagine non ci sono.
Forse un regalo insperato per le difese, che associandosi a una seconda istanza presentata da Alvaro, hanno chiesto che il materiale probatorio non venga integrato, ma rimanga esclusivamente quello già depositato nell`atto introduttivo del giudizio.
Sarà il presidente Palermo a decidere se sanare la situazione o proseguire il giudizio solo sull`atto costitutivo già messo agli atti e mutilato di due pagine. Una decisione che dovrà avvenire entro la prossima udienza, fissata per il prossimo 15 febbraio. A causa dei difetti di notifica – nessun avviso è arrivato a casa dell’ex presidente del consiglio comunale, Seby Vecchio e dell’ex capogruppo Udc, Bruno Bagnato – la prima udienza del procedimento che dovrà stabilire se gli ex amministratori possono o meno partecipare alle future competizioni elettorali non è potuta andare oltre.
Sotto la spada di Damocle della norma che potrebbe vietare agli amministratori finiti nella relazione che ha portato allo scioglimento del Comune di Reggio Calabria, nuove competizioni elettorali, sono finiti l’ex sindaco Demi Arena, l’ex assessore, dimissionario ancora prima della fine ingloriosa della consiliatura, Luigi Tuccio, i suoi colleghi rimasti in assessorato fino a sopravvenuto scioglimento, Pasquale Morisani (Lavori Pubblici), Walter Curatola (Patrimonio edilizio), Peppe Marturano (protezione civile), ma anche i consiglierii Giuseppe Eraclini e Nicola Paris. Mosca bianca di centrosinistra fra i convocati di fronte al tribunale, il giovane consigliere Pd Nicola Irto. Salvi in partenza, Felice Nava (Scopelliti Presidente) e Giuseppe Nocera (Polo di centro), le cui posizioni sono state derubricate.
Un atto dovuto da parte del Ministero, si mastica amaro negli ambienti di centrodestra, i cui ranghi di eleggibili potrebbero essere sfoltiti da quella norma del Tuel che stabilisce che «fatta salva ogni altra misura interdittiva ed accessoria eventualmente prevista, gli amministratori responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento non possono essere candidati alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, che si svolgono nella regione nel cui territorio si trova l`Ente interessato dallo scioglimento, limitatamente al primo turno elettorale successivo allo scioglimento stesso, qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo». È stato lo stesso Viminale a spedire gli ex inquilini di Palazzo San Giorgio di fronte al tribunale in osservanza della norma che recita che «ai fini della dichiarazione di incandidabilità, il ministro dell`Interno invia senza ritardo la proposta di scioglimento tal tribunale competente per territorio, che valuta la sussistenza degli elementi sussistenti di cui al comma 1 (la responsabilità personale) con riferimento agli amministratori indicati nella proposta stessa». Adesso invece toccherà al presidente Palermo valutare in che misura i politici di cui la relazione si è largamente occupata sono responsabili, con le loro condotte, dello scioglimento per contiguità mafiose del Comune di Reggio, dunque incandidabili.

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