FALERNA La colletta per comprare le buste dell`immondizia è il primo atto di una giornata che si annuncia pesante come tutte quelle dell`ultima settimana. Con i soldi che scarseggiano, i diritti che non esistono più e il gas sparito dalle tubature, la vita dei 40 migranti che alloggiano al “Residence degli ulivi” di Falerna si è fatta quasi impossibile. Cercano di trovare la forza, qualcuno esce al mattino per trovare un lavoro. E magari ci riesce: per un giorno, nei campi, in nero. Altri si incamminano per le strade che portano al centro di Falerna. Chiedono di prendere in affitto un appartamento e tornano con un «no, perché siete africani». La gente ha paura che non paghino o che il colore della pelle ne faccia dei delinquenti. La Calabria ospitale non esiste, se non nella possibilità di restare in quello che era un centro di accoglienza e ha funzionato fino alla fine di febbraio. Dal 1° marzo, il consorzio di cooperative che lo gestiva ha abbandonato la struttura: l`emergenza Nordafrica è finita. Ai migranti – alcuni vivono qui da quasi due anni – un documento e 500 euro (ma non tutti hanno ricevuto l`uno e gli altri). E un passaggio alla stazione. Da Lamezia Terme avrebbero dovuto raggiungere un “altrove” in cui cercare una sistemazione. Ma come farlo? «Ho amici che sono partiti per la Germania – racconta Franco (come lo chiamano gli italiani di Falerna, ndr) – e sono stati costretti a tornare indietro perché lì il documento italiano non era valido. E lo stesso è accaduto ad altri che avevano raggiunto la Finlandia». Non avevano altro da fare che rientrare nell`unico posto che conoscevano, questo residence a tre stelle in cui possono rimanere solo perché il gestore, Vittorio Palermo, non ha nessuna intenzione di chiederne lo sgombero forzato. C`è anche un passaggio burocratico, che è diventato un contenzioso giudiziario: «La struttura non è mai tornata – dice Palermo – nella nostra disponibilità». Uomini, donne e bambini restano bloccati qui: senza riscaldamenti né acqua calda; tra poco, forse, anche senza corrente elettrica. Una “piccola” emergenza umanitaria sopraggiunta dopo che lo Stato ha decretato la fine di quella più ampia, dovuta alle rivolte nel Magreb. A quasi due anni di distanza dall`avvio di quella operazione solidale, restano le storie di umanità disperata, gli stanzoni semivuoti e i “no” opposti a chi cerca un tetto e un lavoro onesto. È proprio vero che l`accoglienza, a queste latitudini, è tutta da costruire. (0020)
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