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Fallimento Us Catanzaro, «comportamenti fraudolenti e ingannevoli»

CATANZARO Grazie a «comportamenti aziendali fraudolenti e ingannevoli» gli ex soci della fallita Us Catanzaro sarebbero riusciti a ricevere contributi pubblici per circa 4 milioni. Per questo i mil…

Pubblicato il: 20/03/2013 – 11:48
Fallimento Us Catanzaro, «comportamenti fraudolenti e ingannevoli»

CATANZARO Grazie a «comportamenti aziendali fraudolenti e ingannevoli» gli ex soci della fallita Us Catanzaro sarebbero riusciti a ricevere contributi pubblici per circa 4 milioni. Per questo i militari del nucleo di polizia tributaria del capoluogo calabrese ha segnalato alla Corte dei conti dodici persone, tra dirigenti, soci e sindaci della società sportiva fallita nel 2007. Tra le persone segnalate figurano: Claudio Parente nelle vesti di presidente del cda e amministratore unico, Massimo Poggi Madarena consigliere e vicepresidente del cda, Gerardo Carvelli consigliere e vicepresidente del cda, Bernardo Colao presidente del cda, Giuseppe Ierace consigliere, Domenico Cavallaro consigliere delegato, presidente del cda e amministratore unico, Saverio Procopio socio, Umberto Platì presidente del collegio sindacale, Umberto Frangipane sindaco effettivo, Gesualda Tucci sindaco effettivo e Giuseppe Mirante legale rappresentante della Co.ge.mi srl. Nell`elenco c`è anche Nino Princi  l`imprenditore ucciso a Gioia Tauro il 7 maggio del 2008. Secondo la ricostruzione delle fiamme gialle, gli elementi contabili fittizi avrebbero consentito l`erogazione «di contributi destinati alla società amministrata e poi fallita, i quali, distratti in favore degli amministratori, non sarebbero stati concessi se il soggetto pubblico avesse avuto contezza della reale situazione di decozione patrimoniale nella quale versava la società catanzarese». «In definitiva – si legge nell`informativa della finanza trasmessa alla Corte dei conti  – le azioni poste in essere dagli amministratori al fine di far risultare fittizi elementi contabili costituenti parte dell’attivo societario che, secondo i loro intendimenti, avrebbero potuto fornire una visione di solida stabilità economica aziendale, di fatto inesistente, si sono rivelati determinanti perché gli stessi potessero intercettare i finanziamenti federali erogati dalla Lega nazionale calcio, operando attraverso artifici nella piena consapevolezza che il beneficio economico fosse chiaramente indebito e del tutto illegittimo». Le indagini della Guardia di finanza, delegate dalla Procura regionale della Corte dei conti, hanno avuto inizio dopo l`inchiesta della Procura della Repubblica che è sfociata con la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di responsabili societari per i reati di false comunicazioni sociali e truffa per l`ottenimento di contributi finanziari pubblici.
L’inattendibilità contabile e la rappresentazione di situazioni patrimoniali non veritiere, si legge nel documento della finanza, «è affiorata in tutta la sua consistente entità a seguito del riscontro di atti e documenti che la polizia giudiziaria ha acquisito presso l’abitazione di Claudio Parente, dalla cui disamina si è potuto appurare, in via definitiva, che a fronte della cessione delle partecipazioni societarie era stato fissato un prezzo delle operazioni di vendita nettamente inferiore a quello reale, corrispondente a 925.000,00 euro contro un ammontare complessivo delle operazioni pari a 1.604.600,00 euro». Sotto accusa sono finiti anche i membri del collegio sindacale che, secondo la ricostruzione della finanza, hanno rilevato e segnalato operazioni irregolari ed anomale, «ma non hanno provveduto, come avrebbero invece dovuto secondo le attribuzioni e gli obblighi loro conferiti dalle disposizioni di legge, a formulare appositi e puntuali rilievi in sede di approvazione del bilancio della società sportiva al 30 giugno 2005, divenendo, in tal modo, quali componenti dell’organo di revisione, oggetto di segnalazione alla competente autorità giudiziaria per le inadempienze commesse unitamente agli amministratori». (0080)

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