SPARI A PALAZZO CHIGI | Il racconto della madre di Preiti
Voleva morire, Luigi Preiti, e forse sperava che fossero i carabinieri contro i quali sparava a ucciderlo. L`attentatore di Palazzo Chigi aveva anche pensato di farla finita in albergo, vicino alla s…

Voleva morire, Luigi Preiti, e forse sperava che fossero i carabinieri contro i quali sparava a ucciderlo. L`attentatore di Palazzo Chigi aveva anche pensato di farla finita in albergo, vicino alla stazione Termini, prima di andare a piazza Colonna per fare «un gesto eclatante». Nuovi elementi sulla vicenda sono emersi dall`interrogatorio di garanzia del muratore calabrese, svoltosi nel carcere romano di Rebibbia e che ha portato il gip a convalidare l`arresto dell`uomo, come richiesto dai pm.
Convalidato il fermo, la Procura di Roma continua a rimettere in ordine i tasselli raccolti sulla figura di Luigi Preiti, il 49enne che domenica mattina ha ferito due carabinieri davanti a Palazzo Chigi. Gli elementi emersi nelle ultime ore fanno apparire il manovale di Rosarno tutt’altro che uno sprovveduto. Particolare interesse tra gli inquirenti ha destato il primo dato emerso dal telefono cellulare in possesso di Preiti. La sim utilizzata risulta intestata a una persona extracomunitaria, un cingalese. Sull’arma, la pistola 7,65, la matricola è stata punzonata. Un’operazione “compatibile” con le punte da trapano che sono state rinvenute nella sua borsa. Infine ci sono le immagini agghiaccianti riprese dalle telecamere di sicurezza. Si vede nitidamente Preiti puntare, con il braccio teso, alla testa del brigadiere Giangrande. Gli altri colpi sarebbero stati sparati, come per coprirsi la fuga, all’indirizzo dei militari che tentavano di bloccarlo.
Per ricostruire i tratti di una personalità come quella di Luigi Preiti fondamentali appaiono le testimonianze di parenti e amici. Poche ore dopo la sparatoria i carabinieri di Rosarno hanno sentito l’anziana madre. Una donna ancora incredula per quanto accaduto. Ai militari racconta di aver visto «Luigi l’ultima volta ieri mattina 27 aprile 2013 intorno alle ore 08:30. Intorno a quell’ora, infatti, Luigi dopo aver fatto colazione ha preso le chiavi della macchina, le sigarette e mi ha detto semplicemente che usciva senza aggiungere altro. Non credevo – aggiunge la donna – che Luigi si allontanasse, anche perché di solito, intorno alle ore 12:30 è sempre rientrato a casa per pranzo e difatti, anche ieri ho cucinato ed apparecchiato pure per lui ma non è arrivato. Abbiamo provato a raggiungerlo telefonicamente ma senza aver risposta. Stamattina avevamo deciso di avvisare i carabinieri, temendo che a Luigi fosse accaduto qualcosa di brutto anche perché, non era mai capitato che si allontanasse per così tanto tempo senza farci avere sue notizie. Ma a un certo punto mentre guardavamo la televisione abbiamo visto al telegiornale quello che era successo a Roma, circa la sparatoria avvenuta davanti a Palazzo Chigi e abbiamo riconosciuto in nostro figlio Luigi la persona che era a terra bloccata dai Carabinieri. Non ho minimamente idea di cosa sia passato per la testa a Luigi nel porre in essere un’azione del genere anche perché non è mai stata una persona violenta con nessuno». La donna descrive il figlio come un solitario «qui non aveva amici». Viaggiava poco, partiva solo «per recarsi a far visita al figlio che vive con la madre in provincia di Alessandria». Sulla provenienza dell’arma la madre non riesce a fornire elementi utili: «Non ho idea di dove Luigi possa aver preso la pistola. In casa infatti non ho mai visto armi». L’anziana, però, aveva notato qualcosa di strano nel figlio descritto da tutti come una persona mite: «Ultimamente ho notato che mio figlio Luigi era particolarmente nervoso a causa del lavoro che mancava sempre più spesso. In particolare ricordo che non riusciva a darsi pace perché aveva il continuo pensiero di non riuscire a pagare le rate della sua autovettura che aveva intestato a me, ma io cercavo di tranquillizzarlo. Gli era stata elevata una pesante multa di 850 euro per la mancanza di copertura assicurativa dell’auto». Ma c’è un altro particolare che la donna riferisce ai carabinieri che la interrogano: «Un paio di giorni addietro ricordo che Luigi era con noi in casa a guardare la televisione ed in un frangente ebbe un momento di sfogo, per il lavoro che mancava e addebitava tale stato di cose al nostro attuale governo che a suo dire non faceva nulla per dare delle certezze, intese come un futuro. Lui si lamentava e criticava parecchio i politici, accusandoli di non volersi mettere d’accordo e che se avessero continuato così, non si sarebbe mai riuscito a formare un governo e mentre questi continuavano a perdere tempo, intanto in Italia un sacco di persone senza lavoro si stavano uccidendo». Parole che adesso suonano come un cupo presagio.