CATANZARO Finirà con ogni probabilità davanti alla magistratura il congresso provinciale del Pd catanzarese. Una parte del partito, quella che fa riferimento al candidato alla segreteria Domenico Giampà, è intenzionata a portare in un`aula di Tribunale le carte relative all`assise. Tutto questo mentre oggi l`altra metà del partito si riunisce ed elegge a segretario Enzo Bruno. Sullo sfondo restano i dubbi di legittimità di un congresso che si è rivelato una faida tra correnti più che un momento di confronto per rilanciare l`azione politica del Pd.
Piccolo passo indietro per capire meglio la situazione: nei giorni scorsi la commissione provinciale aveva preso atto della deliberazione dell`organismo nazionale di garanzia che l`11 dicembre scorso aveva certificato che «in occasione del congresso di Catanzaro si sono registrate irregolarità a causa della mancanza sulle schede di votazione dell’indicazione prestampata dei candidati». La commissione provinciale ha quindi deliberato «l`annullamento di tutte le assemblee di circolo che non hanno adottato correttamente e per come dovuto la scheda elettorale ovvero non erano indicati e prestampati i nomi dei tre candidati alla segreteria provinciale».
«Nel mentre la commissione provinciale per il congresso – si legge in un documento di Azione democratica – decideva con saggezza e senso di responsabilità di annullare motivandone profondamente la decisione in adesione anche alle indicazioni provenienti dalle determinazioni della commissione nazionale di garanzia e nel mentre (a cominciare da Domenico Giampà) ci si prodigava inascoltato per costruire una condizione politica condivisa di “uscita” dalle drammatiche difficoltà di questi giorni ed utile ad un reale superamento politico delle contrapposizioni, la commissione regionale per il congresso sempre sorda a qualsivoglia spinta di ragionevolezza “restaurava” la peggiore delle soluzioni introducendo di fatto una insuperabile condizione di piena incomunicabilità dentro il Pd della provincia di Catanzaro».
«La “convocazione” – è scritto ancora nel documento – di un organismo manifestamente inesistente ed illegale e che non può essere benedetto e “legittimato” da nessun “legato pontificio” e neppure posto sotto tutela da presunte “autorità locali”, anche fuori porta, è la plastica fotografia di una minorità politica senza precedenti e dentro la quale si consumano rituali tribali che si collocano diametralmente all`opposto dal clima positivo e costruttivo scaturito dalle unitarie conclusioni dell`assemblea nazionale di Milano. Non abbiamo da aggiungere altro. La misura è colma e sul triste palcoscenico occorre ora calare il sipario e nel mentre aspettiamo (in queste ore e con serenità assoluta) – conclude la nota – una iniziativa nazionale di chiarimento che abbiamo chiesto da giorni e costruttivamente, abbiamo già dato mandato ai nostri legali per inoltrare – in assenza di azioni chiaramente orientate al reale superamento dell`attuale fase – in tutte le sedi giurisdizionalmente competenti le dovute azioni a tutela della dignità e della onorabilità del Pd e dei suoi dirigenti e militanti». (0030)
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