Forse il governatore Scopelliti avrebbe dovuto fare più attenzione al momento del rimpasto della sua giunta, avvenuto lo scorso aprile. Un approfondimento aggiuntivo sulla vita privata dei politici in lizza per un assessorato gli avrebbe evitato qualche imbarazzo. Il presidente della Regione si sarebbe infatti reso conto che forse non era il caso di assegnare la delega alla Famiglia a Nazzareno Salerno. L’assessore di Serra San Bruno probabilmente non è l’uomo giusto per quel ruolo. Per un motivo, in particolare: si sarebbe rifiutato di provvedere al mantenimento di moglie e figli per come stabilito dal tribunale che si sta occupando della sua causa di separazione coniugale. L’opposizione a una precisa disposizione del giudice ha determinato il pignoramento dello stipendio dell’esponente del Pdl. Salerno dovrà quindi subire l’espropriazione forzata di un quinto del suo trattamento economico a favore della moglie, fino a quando non avrà estinto tutta la cifra dovuta, pari a circa 26mila e 500 euro, per una trattenuta mensile che si aggira intorno ai 1.700 euro. Di certo non un bel biglietto da visita per un rappresentante istituzionale che affronta giornalmente i problemi delle famiglie calabresi. E che, in linea di massima, dovrebbe incarnare un modello di riferimento.
Salerno è ancora ufficialmente sposato, il suo status giuridico di coniuge rimane tuttora inalterato, anche perché la causa di separazione dalla moglie non è ancora arrivata a una sentenza. L’assessore ha comunque preferito non dare seguito al provvedimento provvisorio imposto dal tribunale e quindi al dovere di assistenza materiale nei confronti della sua famiglia, che si esplica attraverso l’assegno di mantenimento. La futura ex moglie di Salerno ha però deciso di far valere i suoi diritti e di pro-cedere con un atto di «pignoramento presso terzi», con il quale ha intimato al consiglio regionale della Calabria «di non disporre delle somme maturate e maturande a credito dell’onorevole Nazzareno Salerno fino alla concorrenza dell’importo precettato». Al momento dell’azione legale, infatti, il politico serrese non era ancora assessore regionale, bensì presidente della III commissione Sanità a Palazzo Campanella. Un organismo consiliare che tra le sue competenze ha anche le politiche per la famiglia. È stato il Tribunale di Reggio Calabria, con un’ordinanza del giudice dell’Esecuzione del 16 aprile 2013, ad assegnare alla moglie di Salerno «la somma di 1/5 da trattenere sull’importo netto dello stipendio e delle altre indennità relative al rapporto di lavoro, comprese quelle di fine rapporto», così come riporta la determinazione dell’11 settembre scorso firmata dal dirigente del settore Risorse umane del consiglio regionale. Gli stessi uffici che hanno dato esecuzione al provvedimento emesso dal Tribunale, che determinerà il versamento mensile a favore della moglie di Salerno di 1.757,82 euro, «fino all’integrale soddisfo della procedura per complessivi 26.575,82» euro, «corrispondente a quanto esposto nella nota specifica delle spese allegate all’ordinanza notificata e comprensivo degli interessi successivi maturandi dal precetto sulla sorte capitale progressivamente ridotta degli importi pagati».
Il Tribunale ha dunque costretto l’assessore Salerno a pagare per intero il debito che non aveva voluto saldare volontariamente e relativo al mantenimento della sua famiglia. Un quinto del suo stipendio – che prima di diventare assessore regionale ammontava a circa 9mila euro al mese – sarà quindi accreditato sul conto corrente della moglie, che ha richiesto il pignoramento solo dopo il decorso del termine per l’adempimento spontaneo dell’iniziale “atto di precetto” (un’intimazione prevista dal diritto civile e indirizzata a far rispettare un obbligo che deriva da un titolo esecutivo, come quello emesso dal tribunale che si occupa della causa di separazione in questione). Salerno ha fatto muro rispetto alle legittime richieste della consorte. Ora qualcun altro ha deciso per lui. (0040)
(Il servizio è stato pubblicato il 10 ottobre 2013 sul numero 120 del Corriere della Calabria)
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