Dopo la Banca d`Italia il Comitato pensa ad altre occupazioni
COSENZA Promette altri “flash mob” Prendocasa, il comitato di lotta per la casa che sabato scorso ha occupato la sede cosentina della Banca d`Italia, vuota da un paio d`anni dopo la chiusura della se…

COSENZA Promette altri “flash mob” Prendocasa, il comitato di lotta per la casa che sabato scorso ha occupato la sede cosentina della Banca d`Italia, vuota da un paio d`anni dopo la chiusura della sede e di proprietà dello Stato per il 5%. La protesta degli sfrattati non ha provocato tensione, e una volta rientrata a tarda sera ha avuto una coda nel centro città con un pacifico corteo spontaneo in cui i dimostranti hanno manifestato le proprie ragioni condividendole con la cittadinanza. Quella abitativa è un`emergenza che nel capoluogo bruzio interessa più di un nucleo familiare. Famiglie di migranti ma anche cosentini, oltre agli attivisti del comitato Prendocasa che gestisce tre occupazioni di palazzi ad uso abitativo: l’ultima ha preso forma nello stabile di proprietà dell’ordine delle Canossiane e si sta caratterizzando come laboratorio sociale e politico. Caro affitti, rischio sfratto e gestione-manutenzione degli alloggi popolari oltre che dell`Aterp tra i temi cari al comitato, che si richiama alle posizioni ispiratrici dell’assedio del 19 ottobre scorso a Roma e all’accampata di Porta Pia.
Prendocasa – che sabato ha protestato anche sotto la sede del Pd – ha denunciato «in uno dei territori più cementificati degli ultimi anni, dove si sono combattute diverse guerre di mafia in nome di interessi legati all’edilizia, l’assurdità della condizione disperata di diverse centinaia di famiglie che non trovano risposte al bisogno abitativo».
UNA BATTAGLIA VINTA Circa un anno e mezzo fa veniva occupato al rione Massa (ai piedi del centro storico) palazzo Francini: tre nuclei familiari decidevano di riappropriarsi di un diritto loro negato per lungo tempo. Dopo un anno e mezzo di lotta, di tavoli promessi e mai aperti, di sgomberi tentati e respinti dalla tenacia e dalla lotta delle famiglie, la risposta delle istituzioni ancora una volta sembrava essere quella repressiva con l’emanazione di un nuovo decreto di sequestro preventivo e conseguente sgombero dell’immobile. «Ancora una volta – scriveva il comitato di lotta per il diritto alla casa Prendocasa – il principio di legalità era il grimaldello ideologico per negare diritti come quello alla casa». La reazione delle famiglie di Prendocasa è stata subito determinata, con l’occupazione degli uffici dell’Aterp per un intera mattinata, riuscendo ad ottenere per il giorno successivo l’apertura di un tavolo di trattativa con Aterp e Comune. Poi, nonostante i numerosi tentennamenti del commissario Gagliardi e del sindaco Occhiuto la determinazione del comitato ha, di fatto, imposto una soluzione positiva. «Con l’ordinanza di requisizione e assegnazione temporanea dei palazzi oggetto di sgombero agli occupanti cosiddetti “abusivi”, di fatto viene colmato un vuoto nelle politiche relative all’emergenza abitativa che sino ad ora sono state affidate alla discrezionalità di funzionari e amministratori. L’esperienza dell’occupazione di palazzo Francini, nella zona vecchia di Cosenza, è l’evidenza del fatto che attraverso un reale processo di mobilitazione autorganizzata è possibile fronteggiare e contrapporsi vittoriosamente alle pratiche clientelari – tanto care a larga parte dei politici nostrani – e ai ricatti di palazzinari».
IL TESORO DEL CENTRO STORICO Ma a fronte di una certa “stabilità” finalmente raggiunta per tre famiglie del comitato (ma sono cinque in totale le famiglie “stabilizzate” dall’ordinanza), la situazione a Cosenza e hinterland rimane tutt’altro che rosea, anche a causa dell’incalzare di una crisi che erode redditi da lavoro a precari e lavoratori.
Migliaia sono ancora le persone che da anni vivono nel limbo dell’assegnazione di un alloggio popolare a causa del blocco dei bandi e perché, come si legge in una postilla sull’ultima graduatoria del 2010 «l’Aterp non ha case da assegnare»: Palazzo Francini e palazzo Cosentini (occupato da altre 8 famiglie del comitato) fanno parte di un complesso di ben 7 palazzi nel centro storico ristrutturati con oltre 6 milioni e mezzo di euro di fondi specifici per la realizzazione di alloggi Erp non fosse che nel 2008 la giunta Perugini decide di destinare questi palazzi all’Unical senza compensare con altri immobili tale perdita per l’atavico bisogno casa. Prendocasa sottolinea «che solo questi palazzi riuscirebbero a soddisfare il fabbisogno di almeno 50 famiglie tra le centinaia che ancora vivono nell’illusione di poter un giorno avere una casa. Migliaia i migranti, e non solo, che vivono in tuguri, scantinati o che dormono sotto ponti perché non possono permettersi di pagare l’affitto di una casa o di una stanza. Troppi quelli che ancora credono di poter soddisfare questo bisogno grazie all’intercessione del “politico amico”». (0070)