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Affaire Italcitrus, «acquisto inutile fatto con sperpero di denaro pubblico»

REGGIO CALABRIA “Indipendentemente dal valore commerciale dell’area e dalla circostanza che il prezzo d’acquisto sia o no corrispondente a quello di mercato, il danno erariale consegue dalla circosta…

Pubblicato il: 17/02/2014 – 22:57
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Affaire Italcitrus, «acquisto inutile fatto con sperpero di denaro pubblico»

REGGIO CALABRIA “Indipendentemente dal valore commerciale dell’area e dalla circostanza che il prezzo d’acquisto sia o no corrispondente a quello di mercato, il danno erariale consegue dalla circostanza che si è trattato di un acquisto inutile, effettuato senza la preventiva certezza di un impiego vantaggioso per la comunità locale e perciò con sperpero di danaro pubblico che avrebbe potuto certamente essere impiegato in modo più proficuo”. Sono queste le motivazioni per cui la prima sezione d’appello della Corte dei conti ha condannato l’attuale governatore Giuseppe Scopelliti a pagare trecentomila euro di risarcimento danni per l’acquisto dell’ex fabbrica per la trasformazione degli agrumi Italcitrus. Un’operazione già bocciata dalla sezione territoriale della Corte perché messa a punto a «prezzi spropositati, senza una valida argomentazione giuridica, e senza una effettiva volontà di utilizzarla». Nel 2003 l’acquisto della fatiscente fabbrica di Catona – pagata all’imprenditore Emidio Francesco Falcone due milioni e mezzo di euro, dopo una perizia che stabilì che il valore dell’immobile era esattamente pari a quanto chiesto dal proprietario – venne definito necessario perché proprio lì avrebbe dovuto sorgere una fantomatica sede Rai. Ma nessuno da viale Mazzini si è mai trasferito in riva allo Stretto, tanto meno quell’immobile ormai in rovina, è mai stato destinato ad altro uso. Con il passare degli anni, la struttura – costruita in eternit – è stata lasciata a marcire, mentre le intemperie hanno portato alla luce l’anima di cemento e amianto che – stando ai progetti all’epoca annunciati – avrebbe dovuto essere rapidamente bonificata. Un pessimo affare per l’allora giunta Scopelliti, ma soprattutto per l’allora sindaco che per quell’incauto acquisto nel 2009 è stato condannato dalla Sezione territoriale della Corte dei conti per un danno erariale di 1,3 milioni di euro. Denaro che – stando a quella prima sentenza – avrebbe dovuto restituire in solido con l’ingegnere Giuseppe Granata, autore della perizia che all’epoca stabilì il valore dell’immobile. Una pronuncia contro cui i due hanno fatto ricorso, ma solo l’ingegnere Granata è stato assolto. Anche per la prima sezione d’appello della Corte dei conti infatti si è trattato “di un’operazione imprudente e sconsiderata, tanto che il complesso immobiliare, a distanza di anni dal suo acquisto, è rimasto in stato di abbandono, inutilizzato e invenduto. E’ vero altresì che l’unico soggetto che ha tratto vantaggio dall’operazione di compravendita è ad oggi la ditta venditrice, che, come sostenuto dal procuratore regionale, ha monetizzato il valore del complesso immobiliare e si è liberata dai debiti per i quali gravava l’ipoteca sul complesso stesso”. Dal secondo grado di giudizio di fronte alla magistratura contabile, Scopelliti riesce a strappare solo una riquantificazione del danno erariale “alla luce della valutazione dell’Agenzia delle entrate, acquisita in questo grado d’appello” che ha messo in luce il valore che quell’area aveva all’epoca, ma sulle responsabilità di quell’acquisto scellerato la Corte non ha dubbi. Il collegio ritiene infatti che “la prima sentenza non si presti a censure nella parte in cui ha ravvisato nell’attività del sindaco un ruolo decisivo di iniziativa e di traino nella decisione dell’amministrazione comunale. Si è infatti trattato di una decisione discrezionale sorretta da una volontà politico amministrativa proveniente dagli organi di governo”. A provarlo – si ricorda in sentenza – c’è una missiva, datata 25 febbraio 2003, con cui è stato manifestato “l’interesse dell’amministrazione per l’acquisto del complesso immobiliare. Le fasi successive, come l’inserimento dell’opera nel programma delle opere pubbliche e la deliberazione di autorizzazione dell’acquisto hanno costituito il naturale seguito di questa iniziativa del sindaco, che ha avuto un preminente e decisivo rilievo causale nell’indirizzare la volontà dell’ente locale”. Diversa è invece la posizione dell’ingegnere Granata, a carico del quale – sottolineano i giudici – “non vi è prova che abbia avuto parte nel processo volitivo dell’acquisto del complesso immobiliare (avendo solo redatto la relazione di stima). La decisione appare piuttosto da attribuire all’iniziativa del sindaco, cui hanno fatto seguito le deliberazioni del consiglio comunale (inserimento nel programma delle opere pubbliche) e della giunta comunale”. Per la Corte infatti il funzionario si sarebbe limitato “a considerare la destinazione urbanistica del bene, attribuendogli una valutazione secondo i valori correnti del mercato immobiliare del luogo”. Ma soprattutto – evidenziano i magistrati contabili – “l’opportunità o meno dell’ingente investimento, in ragione della certezza o no di un’utilizzabilità del complesso immobiliare proficua per la comunità locale, avrebbe dovuto costituire oggetto di valutazioni del tutto indipendenti dalla scarna relazione dell’ingegnere Granata e certamente dovute da amministratori comunali interessati a perseguire l’interesse pubblico”. In sintesi, proprio in ragione del “carattere preminente dell’apporto causale del sindaco Scopelliti, la Sezione ritiene di addebitare a lui la parte del danno determinata in via equitativa in € 300.000,00, tenuto conto del minimo apporto causale che pure va virtualmente ascritto agli altri amministratori, seppure assolti in primo grado”. Una nuova tegola per il governatore, che meno di una settimana fa è stato l’assoluto protagonista della requisitoria del pm Sara Ombra nel processo Fallara, il procedimento che prende il nome dalla potentissima dirigente del settore Bilancio del Comune di Reggio, morta suicida lasciando dietro di sé una voragine – non ancora definita – di debiti. Debiti – al pari di Italcitrus – frutto di precise e consapevoli scelte politiche e amministrative, ha sostenuto il pm. Debiti di cui oggi Scopelliti è chiamato a rispondere anche penalmente. (0050)

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