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Legalità nelle opere pubbliche, il governo Renzi dia una svolta

Anch`io sono convinto che il tema della legalità è centrale in una prospettiva di cambiamento e di sviluppo del Mezzogiorno, a tal fine vorrei segnalare  una dichiarazione assai concreta e significat…

Pubblicato il: 25/03/2014 – 10:54
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Legalità nelle opere pubbliche, il governo Renzi dia una svolta

Anch`io sono convinto che il tema della legalità è centrale in una prospettiva di cambiamento e di sviluppo del Mezzogiorno, a tal fine vorrei segnalare  una dichiarazione assai concreta e significativa resa il 10 marzo scorso da un capitano di industria che da un ventennio opera in Calabria con vari cantieri sulla A3, rimasta a tutt`oggi ignorata.
Si tratta dell’amministratore delegato della Impregilo Pietro Salini che ha affermato che la Calabria è «un’area del Paese completamente priva di controllo della legalità» che invece amministra il resto del Paese e tutte le altre parti del mondo dove opera  la sua grande azienda globalizzata .
Non conosco altre denunce fatte precedentemente dalla Impregilo, ne viene specificato quale ulteriore seguito si intende dare a quest’ultima dichiarazione dell’a.d. che giunge a conclusione dei lavori sulla A3 di questa azienda nella nostra regione. Constato tuttavia che, al di là della risposta d’ufficio, anche abbastanza criptica  che da l’Anas, vi è in Calabria un assordante silenzio, da parte delle rappresentanze politiche, sociali e istituzionali. Eppure si tratta di una denuncia che investe indistintamente l`intero sistema. Ciò nonostante non vi è stata sede nella quale avviare una riflessione, indicare un che fare e soprattutto, quali iniziative mettere in campo per incidere e modificare in profondità la realtà. Si ha la percezione di un senso diffuso di omertà, di complicità, di rassegnazione. Il classico muro di gomma.
La stessa risposta dell’Anas da il senso dello scollamento rispetto al contesto politico e istituzionale nel quale opera. Infatti, nella nota dell’azienda si sostiene che l’Anas ha difeso l’Impregilo, insieme alle forze dell’ordine e alla magistratura, «i suoi dipendenti  all’interno dei cantieri dai numerosi tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata , in un contesto ambientale di cui è nota la complessità». Ci si riferisce a fatti precisi che riguardano la penetrazione mafiosa nei cantieri, denuncie, delle quali attendiamo fiduciosi gli esiti delle indagini. Ma non si fa alcun cenno all`assenza completa di controllo della legalità. Non vi è nessun pronunciamento sul triste primato della nostra regione.
Resta il fatto che nessuna voce si è levata, nemmeno per “difendere” la Calabria , magari per evidenziare che nel resto del Paese non è che le cose vadano gran che meglio, ne che la denuncia riguarda la costruzione di una grande opera pubblica gestita dall’Anas per conto del governo del Paese, ne che ad essere coinvolta è una grande impresa, la Impregilo appunto. Eppure tutti sanno che molte delle grandi imprese non sono del tutto estranee al mondo della politica e alle “stanze dei bottoni” e che sarebbe salutare sollecitare che anche a Roma si avvii una qualche riflessione.
Parliamo di questioni ineludibili perché la modernizzazione della Calabria passa dalla realizzazione di grandi infrastrutture, quelle stradali come la statale 106, quelle ferroviarie sia ioniche che tirreniche e dunque il tema della legalità ha una sua oggettiva centralità. Credo che vada fatta chiarezza, soprattutto per impedire che il tema della legalità, che investe l`intero Paese, possa essere piegato alla convenienza di imprese che in passato sono già intervenute nel Mezzogiorno e che hanno capitalizzato molto bene “il rischio”, attraverso complicità e benevolenze soprattutto nazionali , senza poi andare tanto per il sottile, nei territori  hanno proceduto  ad affidamenti e forniture senza disdegnare favori e raccomandazioni alle classi politiche locali , ormai sempre più marginalizzate e subalterne al potere politico centrale e ridotte a raccogliere le briciole.
L’emergenza calabrese non può costituire un pretesto per certe  classi dirigenti nazionali che già in passato hanno deciso, con la complicità delle locali classi dirigenti , le sorti della Calabria anche dirottando altrove risorse destinate alla nostra regione con la logica dell’inutilità di ogni investimento in una terra che è ormai dannata e altra rispetto al resto del Paese.
È evidente che “la questione calabrese” rinvia al drammatico tema della crisi delle sue classi dirigenti e alla impellente necessità di un forte processo di rinnovamento che è condizione necessaria affinchè le decisioni che riguardano il destino della nostra regione siano affrontate e assunte in Calabria dai calabresi.
Sono fiducioso che l’azione di discontinuità e di cambiamento intrapresa dal governo Renzi non si bloccherà di fronte alle vecchie consuetudini burocratiche e centralistiche intorno alle quali si è costituito un blocco di potere, che soprattutto nel Mezzogiorno ha prodotto ruberie, improduttività della spesa pubblica, clientelismo e elevata permeabilità alla penetrazione mafiosa. Una siffatta e inedita azione del governo consegna ad una nuova, credibile e autorevole classe dirigente calabrese la opportunità di operare un profondo  cambiamento del ruolo e della funzione delle istituzioni nei territori, a tutti i livelli, per rendere oculate le scelte e efficace la spesa. Una iniziativa che può concretizzarsi attraverso una forte interlocuzione con il governo nazionale. Un nuovo orizzonte strategico dal quale può partire la spinta per invertire il declino della Calabria.

*Già candidato alla segreteria del Pd calabrese

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