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"Cold case" risolto grazie al dna

CATANZARO Un omicidio efferato che aveva sconvolto un`intera comunità per la brutalità con cui era stata rapinata e uccisa l`ottantenne Antonia Critelli. Oggi, a distanza di cinque anni da quel tragi…

Pubblicato il: 04/04/2014 – 7:49
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"Cold case" risolto grazie al dna

CATANZARO Un omicidio efferato che aveva sconvolto un`intera comunità per la brutalità con cui era stata rapinata e uccisa l`ottantenne Antonia Critelli. Oggi, a distanza di cinque anni da quel tragico 23 marzo del 2009, la squadra mobile di Catanzaro ha consegnato alla giustizia i presunti autori dell`agghiacciante delitto. Sono Silvano Passalacqua, 45 anni, e Davide Veneziano di 24. Per il primo è stato disposto il fermo ritenendo «sussistente un concreto pericolo di fuga», il secondo invece si trova già detenuto poiché arrestato nell`ambito di un`operazione antidroga.
A incastrare i due è stato il dna rinvenuto in alcuni frammenti di guanto rinvenuti sul luogo del delitto. I particolari della complessa indagine sono stati resi noti questa mattina durante una conferenza stampa cui hanno partecipato il procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo, l`aggiunto Giovanni Bombardieri, il questore Vincenzo Carella, il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti e il vice Angelo Paduano. Un “cold case” che è stato possibile risolvere grazie alla particolare attenzione con cui venne effettuato il sopralluogo sul luogo del delitto la mattina del 23 marzo 2009.
Antonia Critelli nonostante l`età continuava a occuparsi direttamente della gestione del bar situato proprio sotto la sua abitazione nel quartiere Pontepiccolo. Quella mattina il figlio, Pietro Tassone, presidente della Confcommercio cittadina, non vedendo arrivare la madre salì nell`appartamento. Fu lui a trovare il corpo senza vita della donna e a chiamare le forze dell`ordine. La scena che si trovarono davanti gli investigatori, coordinati dalla pm Simona Rossi, è raccontata nel decreto di fermo emesso oggi. L`anziana si presentava «in camicia da notte e, quindi, verosimilmente sorpresa a letto, era stata immobilizzata e colpita selvaggiamente. Presentava, inoltre, ematomi ed escoriazioni sul volto e su alcune parti del corpo: segni inequivocabili della gravissima violenza cui era stata sottoposta dagli aggressori».
Tale era stata la violenza che risultavano «le tracce ematiche di forma ovolare localizzate sulla parete adiacente alla testata del letto, sulla parete posta lateralmente sulla destra del letto, in corrispondenza della finestra e del termosifone alla destra dello stesso letto». Gli investigatori ricostruirono che i malviventi si erano introdotti nell`appartamento al sesto piano servendosi dell`impalcatura esterna utilizzata in quei giorni per rifare la facciata del palazzo. Dopo aver rotto il vetro di un balcone sarebbero entrati in casa sorprendendo la donna nel sonno. Secondo i primi accertamenti i rapinatori avevano sottratto un paio di orecchini, un blocchetto degli assegni e l`incasso del bar.
Fin dal primo momento si è ipotizzato che gli autori del delitto conoscessero le abitudini dell`anziana che era solita a fine giornata portare a casa gli introiti dell`attività commerciale. I primi a essere interrogati dai poliziotti furono proprio alcuni dipendenti del bar. Da questi colloqui sarebbe emersa «l`esistenza di collegamenti con ambienti “rom” anche nell`ambito del personale dell`esercizio commerciale che conduce a ritenere la possibilità di frequentazione dello stesso da soggetti di quell`ambiente». Inoltre, la polizia ha ricostruito che nei mesi precedenti proprio in quella zona della città si erano verificati diversi episodi di furto in appartamento, due soggetti di etnia rom erano stati sorpresi mentre tentavano di forzare il portone del palazzo dove viveva la signora Critelli.
La pista che conduceva alla criminalità rom ha trovato poi conferma grazie alle analisi svolte sui frammenti di guanti in lattice rinvenuti vicino al letto della vittima. In particolare «su uno dei ditali rinvenuti risulta presente dna di Davide Veneziano e su due dei ditali rinvenuti sul letto e a terra il dna di Silvano Passalacqua». Un ulteriore conferma arriva dall`analisi del traffico telefonico sulla cella che copre la zona in cui si è consumato il delitto. «Alle 00.13 del 29 marzo 2009 è intercorso un contatto tra due utenze intestate al nipote di Silvano Passalacqua, utenze pertanto riconducibili a stretti congiunti dell`indagato».
Il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha evidenziato che «questo delitto aveva suscitato una paura generalizzata e ora a distanza di tempo siamo riusciti ad individuare gli autori. Da qualche tempo, grazie alla professionalità degli investigatori, siamo riusciti a scoprire oltre una decina di omicidi di mafia, ma ora giungiamo anche a delitti che non sono riconducibili alla criminalità organizzata». Il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri ha ricordato che si è trattato di una «aggressione brutale. La vittima fu uccisa per soffocamento utilizzando anche un cuscino. Le indagini proseguono per verificare il coinvolgimento di altre persone». Il questore di Catanzaro, Vincenzo Carella, ha affermato che «in questi cinque anni non si è mai smesso di cercare la verità per assicurare alla giustizia gli autori di un fatto grave». Per il capo della Squadra mobile, Rodolfo Ruperti, durante le indagini «è stata battuta ogni pista investigativa. Non ci siamo mai arresi e finalmente siamo giunti alla verità». (0080)

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