COSENZA L`80% dei calabresi è favorevole alla celebrazione delle primarie di coalizione per la scelta del candidato a presidente della Regione. Il dato viene fuori da un sondaggio commissionato dall`associazione Riformisti in Calabria e realizzato dall`Ipr Marketing (tra il 4 e l`8 aprile) su un campione di 1002 persone. Tra i potenziali elettori del centrosinistra la voglia di primarie è più forte (86% il dato complessivo) rispetto a quelli che si dichiarano di centrodestra (76%). Risultato inverso alla domanda se le primarie non servono perché sono i politici che devono scegliere i candidati. In questo caso coloro che si dichiarano di centrodestra sono in maggioranza favorevoli a questa opzione rispetto a chi si professa vicino al centrosinistra.
Ma dal sondaggio condotto dall`istituto diretto da Antonio Noto e presentato oggi a Cosenza emerge pure che il 67% dei calabresi è pessimista sulla possibilità che questa regione riesca a crescere economicamente e dal punto di vista sociale nei prossimi 3-4 anni. Pensando al futuro, il 48% degli intervistati è convinto che la soluzione migliore sia quella di emigrare in un altro Paese. Il 28% sostiene che è possibile continuare a vivere in Calabria, mentre il 16% è favorevole a trasferirsi in altre regioni italiane.
Quanto ai problemi che la politica dovrebbe risolvere, al primo posto c`è l`emergenza lavoro, che viene indicata dal 70% delle persone intervistate. Al secondo posto si piazza un corretto smaltimento dei rifiuti (61%) e, a seguire, la lotta alla criminalità organizzata (59%) e una migliore sanità (56%).
Tutto questo si riflette sulla percezione della qualità della vita dei calabresi. Secondo l`81% delle persone coinvolte nel sondaggio in Calabria si vive peggio che nel resto d`Italia. E il dato non cambia nemmeno in relazione alle regioni meridionali. Per il 71% dei calabresi si vive meglio in Puglia, la percentuale scende al 45% con riferimento alla Sicilia e al 32% se il paragone viene fatto con la Campania. In ogni caso, il 71% dei calabresi ritiene che a queste latitudini si viva male mentre solo il 28% è convinto che tutto sommato si stia bene. La sostanza non cambia nemmeno se si fa un confronto rispetto a 2-3 anni fa: il 73% sostiene di vivere peggio che nel 2011, contro il 2% che confessa di vivere meglio. Per il 24%, infine, non si vive né meglio né peggio che negli anni scorsi.
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