Ultimo aggiornamento alle 21:41
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

CALABRIA BENGODI | Regione, milioni presi in modo «illegittimo»

LAMEZIA TERME Dirigenti senza titoli, remunerazioni fuori norma, incarichi a tempo determinato oltre i limiti previsti dalla legge, professionalità esterne chiamate alla Regione contro ogni princip…

Pubblicato il: 19/06/2014 – 10:50
CALABRIA BENGODI | Regione, milioni presi in modo «illegittimo»

LAMEZIA TERME Dirigenti senza titoli, remunerazioni fuori norma, incarichi a tempo determinato oltre i limiti previsti dalla legge, professionalità esterne chiamate alla Regione contro ogni principio di buona amministrazione. È un campionario che fa impallidire addirittura il “modello Reggio”, quello che viene fuori dopo l’ispezione della Ragioneria dello Stato negli uffici di giunta e consiglio regionale. Tre mesi di verifiche e riscontri rendono «ineludibile – scrive il dirigente dei servizi ispettivi di finanza pubblica Gaetano Mosella – il percorso di superamento delle irregolarità». Tutto ciò «per riportare la gestione del personale regionale in linea con le regole e i limiti previsti a livello nazionale oltre che per ottenere risparmi di spesa che consentirebbero di rispettare in modo più agevole i vincoli di finanza pubblica».

 

LE ASSUNZIONI E GLI INCARICHI DIRIGENZIALI

La Regione Calabria ha violato il patto di stabilità nel 2008, quindi, l’anno successivo non poteva procedere a nessun tipo di assunzione così come previsto dalla normativa nazionale. Niente di tutto questo è successo perché, nel 2009, la Regione (guidata dal centrosinistra di Agazio Loiero) ha dato il via all’ingresso nel proprio organico di sei dirigenti a tempo indeterminato, due dirigenti a tempo determinato, due direttori generali, un collaboratore a tempo determinato e ha conferito 142 incarichi co.co.co. e 14 incarichi di consulenza.
Non che le cose siano cambiate a partire dal 2010 con l’avvento del centrodestra di Peppe Scopelliti. Sono infatti 30 gli incarichi dirigenziali (tra ci sono tutti i direttori generali nominati dalla giunta Scopelliti) affidati a professionisti esterni all’amministrazione senza effettuare nessuna procedura selettiva e ciò in violazione dell’articolo 19 comma 1-bis del decreto legislativo 165/2001. A ciò si deve aggiungere la mancata verifica – compito che spetta sempre alla Regione – del possesso dei requisiti per l’accesso alla qualifica dirigenziale dei soggetti esterni.

 

IL CASO ZOCCALI

Cinque pagine della relazione della Ragioneria dello Stato sono dedicate a Franco Zoccali, il plenipotenziario di Scopelliti a Palazzo Alemanni, il burocrate che segue Peppe da sempre. Negli anni scorsi al Comune di Reggio Calabria come city manager, negli ultimi anni in giunta regionale come direttore generale della presidenza. «Dalla lettura del curriculum vitae – si legge nel report commissionato dal ministero dell’Economia – si rileva la mancata esperienza quinquennale nella qualifica dirigenziale, requisito richiesto dall’articolo 25 dalla legge regionale 7/1996 per la nomina a direttore generale». Zoccali ha dichiarato di avere svolto, presso il Comune di Reggio, le funzioni di direttore generale da maggio 2008 a maggio 2010. Ha attestato, altresì, di aver espletato funzioni di capo di Gabinetto e dirigente staff del sindaco di Reggio da settembre 2002 ad aprile 2008. «Quest’ultimo incarico – si fanno rilevare dalla Ragioneria dello Stato – è incompatibile con l’esercizio della funzione dirigenziale così come ha recentemente stabilito la deliberazione n.313/2013 della Corte dei conti – sezione di controllo del Piemonte». Messa in questo modo, si capisce come Zoccali non sia in possesso della funzioni dirigenziali. Da ciò deriva l’illegittimità dell’incarico conferito dalla giunta regionale nel 2010.
Ma c’è più. Secondo quanto attesta la Ragioneria dello Stato, è «illegittimo» anche l’incarico di segretario generale della giunta affidato allo stesso Zoccali «perché non è dirigente che abbia svolto le funzioni di direttore generale per almeno tre anni; non ha portato avanti funzioni dirigenziali per almeno 15 anni; non proviene da ruoli delle magistrature o dell’avvocatura dello Stato; non arriva da settori della docenza universitaria» Per questo motivo «sorprende il riconoscimento a favore dell’avvocato Zoccali di un ulteriore indennità di 72mila euro».
Tirando le somme, la Ragioneria dello Stato ha accertato che dal 2010 al 2013 sono stati «riconosciuti illegittimamente» all’ avvocato Franco Zoccali oltre 735mila euro.

 

LE ALTRE ANOMALIE

Filippo Paolo Arillotta, per la Ragioneria dello Stato, ha indebitamente percepito, nell’arco temporale ricompreso tra il 2010 e il 2013, qualcosa come 563mila euro. Il motivo? L’avvocatura regionale, di cui Arillotta è un dirigente, non è dipartimento autonomo dalla presidenza della giunta regionale per il quale la legge regionale 7/1996 prevede la figura di un direttore generale. Dunque, mancando tale posizione, non poteva essere riconosciuta l’indennità ad essa collegata. Stesso discorso vale per l’avvocato Antonio Baudi, che ha portato a casa, tra il 2008 e il 2011, qualcosa come 484mila euro. Anche in questo caso l’Audit deve essere considerata alle dirette dipendenze del presidente della giunta e non come un dipartimento autonomo con un direttore generale a capo.
Ci sono ombre anche sugli incarichi conferiti al direttore generale del dipartimento Turismo Raffaele Rio e del dipartimento Programmazione comunitaria Anna Tavano. Nel primo caso emerge che Rio «non è in possesso dei requisiti per l’accesso alla dirigenza mancando nel curriculum il riferimento a esperienze lavorative presso pubbliche amministrazioni per almeno cinque anni». Quanto alla Tavano, «non sembra emergere quell’attitudine all’incarico conferito» perché l’attività precedentemente svolta si sviluppa in ambito bancario.
Sarebbero illegittime, per mancanza dei requisiti necessari per il conferimento dell’incarico, pure le somme percepite dai dirigenti di settore Salvatore Mazzeo (269mila euro), Giorgio Margiotta (288mila euro), Giuseppe Nardi (269mila euro), Alessandro Zanfino (262mila euro) Valeria Fedele (297mila euro).
Non avrebbe avuto diritto a un’ulteriore indennità – prevista dalla legge regionale 31/2002 – il direttore generale della Stazione unica appaltante Salvatore Boemi. Secondo la Ragioneria dello Stato, a Boemi sono stati «illegittimamente riconosciuti» dal 2009 al 2013 ben 158mila euro.
Infine, vengono catalogate come non regolari le retribuzioni del capo di Gabinetto della giunta regionale Elena Scalfaro e del suo vice Sonia Munizzi. «Il trattamento economico – si legge nella relazione – deve essere pari a quello percepito dall’amministrazione di appartenenza a cui si aggiungerà la differenza tra il trattamento economico stabilito per i dirigenti regionali e quello complessivo in godimento all’atto della nomina, se dovuto».

 

GLI ALLARMI INASCOLTATI

Nei mesi scorsi sono state diverse le interrogazioni presentate dai consiglieri regionali di minoranza per avere chiarimenti su alcune procedure. «Ora capisco – è il commento dell’esponente del Pd Demetrio Naccari Carlizzi – perché la giunta regionale non mi ha mai dato risposta. Il contenuto della relazione, specie la parte sulla gestione del personale, è gravissimo e merita provvedimenti urgenti e in ogni caso la giunta regionale deve venire a riferire in commissione».

 

Antonio Ricchio

a.ricchio@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del mare 6/G, S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x