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Migranti, la San Giorgio arriva a Reggio

REGGIO CALABRIA I primi a sbarcare sono donne e bambini. Sono stanchi, provati, hanno sul volto i segni che lascia una lunga traversata su un Mediterraneo che forse non credevano così ostile, ma so…

Pubblicato il: 04/07/2014 – 6:56
Migranti, la San Giorgio arriva a Reggio

REGGIO CALABRIA I primi a sbarcare sono donne e bambini. Sono stanchi, provati, hanno sul volto i segni che lascia una lunga traversata su un Mediterraneo che forse non credevano così ostile, ma solo in pochi devono essere accompagnati in ospedale per accertamenti. Escoriazioni, disidratazione, ma anche controlli per quelle donne che hanno deciso di far nascere i propri figli lontano dalla fame, dalle bombe, dalla guerra. Lo sconvolgimento degli equilibri geopolitici nell’area mediorientale e nordafricana, il conflitto civile in Siria, l’avanzata degli jihadisti dell’Isis, per molti di loro ha significato chiudere per sempre con la propria terra d’origine divenuta ostile, raccogliere il poco o il molto che la guerra ha lasciato e tentare di fuggire, lasciandosi alle spalle una terra in cui il futuro non è più previsto. Molti, soprattutto i siriani, hanno documenti, soldi e un indirizzo a cui andare. Nella maggior parte dei casi si tratta di amici e parenti che da tempo hanno scelto la via dell’autoesilio in Europa, soprattutto al Nord. E lì in larga parte si dirigeranno – o almeno tenteranno di farlo – quando avranno recuperato dalle fatiche del viaggio.

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Per loro, la macchina dei soccorsi si è già da ore messa in moto. Da quando il ministero ha comunicato che gli 834 migranti salvati al largo di Malta sarebbero stati accompagnati a Reggio Calabria, con il coordinamento della Prefettura è stato predisposto il dispositivo – ormai rodato – dell’accoglienza. In 400 circa si fermeranno a Reggio Calabria, divisi fra lo Scatolone, il palazzetto dello sport in zona stadio, e la palestra della scuola Boccioni, mentre le famiglie con minori e i minori non accompagnati verranno smistati in case famiglia e centri di accoglienza gestiti da volontari in città e in provincia. Dopo i primi accertamenti, in trecento circa partiranno invece per Cosenza, Catanzaro e Vibo. Le operazioni proseguono a rilento perché – sotto il coordinamento dei militari della Marina – i migranti vengono fatti sbarcare in piccoli gruppi sul molo dove ricevono cibo, acqua e una prima assistenza, quindi vengono smistati sugli autobus che li conducono ai diversi centri cui sono stati destinati.

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Le autorità vogliono identificare gli scafisti, per questo tutti saranno intervistati ed identificati, ma in pochi hanno intenzione di fermarsi in Italia, per questo nessuno ha intenzione di farsi identificare, di fornire quei documenti che tiene ben nascosti, al riparo da acqua e vento. Sanno che la normativa internazionale sull’asilo politico li vincolerebbe indissolubilmente all’Italia, ma non è qui che vogliono restare. Da chi li ha preceduti sulle rotte della disperazione sanno che dovranno tentare di allontanarsi dai centri in cui verranno ospitati e rifocillati, per riprendere il cammino e superare i confini italiani. Ma è una parte del viaggio a cui penseranno dopo. Adesso – dicono gli occhi e i volti di chi ce l’ha fatta – è solo tempo di recuperare le forze, asciugarsi le ossa, ricacciare indietro la paura e realizzare di essere ancora vivi. (0020)

 

Alessia Candito

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