REGGIO CALABRIA È ancora partita aperta a Reggio Calabria sul canile municipale di Mortara di Pellaro, la struttura di proprietá del Comune di Reggio, inaugurata nel 2008 e mai entrata in funzione, che i volontari dell’associazione onlus “Dacci una zampa” hanno occupato nei giorni scorsi per rispondere all’emergenza randagismo in città. In giornata l’iniziativa dei volontari ha riportato la questione al centro della discussione tanto in Comune, come in Prefettura, ma all’esito dei due tavoli tecnici convocati nessuna decisione é stata presa. Da Palazzo San Giorgio, nessuna comunicazione formale é arrivata né ai volontari, che da subito hanno cercato un’interlocuzione con le autorità, né alla cittá. «La nostra non è una sfida alle istituzioni, ma solo la dimostrazione nei fatti di come basti poco per mettere a disposizione della comunitá una struttura che è di proprietá della comunità stessa. A Reggio esiste un problema randagismo e noi ci stiamo mettendo a disposizione per risolverlo», dicono i volontari dell’associazione che nel frattempo continuano a lavorare per rimettere in sesto la struttura terminata nel lontano 2006, inaugurata nel 2008 e da allora mai più aperta.
Quattro anni di abbandonano che significano erbacce e sterpaglie da sradicare, scarichi da ripristinare, box da pulire, impianti da rimettere in funzione ma «in due giorni, a nostre spese – dicono i volontari – abbiamo messo il canile in condizione di operare, riconsegnando alla comunità quello che è un bene della comunità». Finanziata con 650mila del Decreto Reggio, la struttura potrebbe ospitare oltre 400 cani ma non è mai entrata in funzione. Tanto meno esistono in città o nell’hinterland altri canili sanitari o rifugi pubblici in cui ricoverare i cani e da quando Happydog – la struttura di Taurianova su cui in passato si appoggiavano gran parte dei comuni – ha dovuto sospendere tutte le convenzioni con le amministrazioni pubbliche a causa di un’interdittiva antimafia, in tutta la provincia è emergenza. «Dall’ inizio dell’estate veniamo bombardati di segnalazioni», dicono i volontari che mentre lavorano per rimettere il canile di Mortara in condizione di funzionare, continuano a portare avanti l’ordinaria attivitá dell’associazione fra cani da recuperare, cuccioli da mandare in affido, altri da vaccinare, microchippare, accudire e rieducare. «È un lavoro che non ha mai fine», dicono gli attivisti forti dei numeri da capogiro che possono vantare: 300 cani recuperati e oltre 250 mandati in affido in un anno. «Molto di più si potrebbe fare potendo contare su una struttura come questa».
Stando a indiscrezioni, tuttavia, la triade commissariale che dall’ottobre 2012 gestisce il Comune dopo lo scioglimento per contiguità mafiose – Gaetano Chiusolo, Giuseppe Castaldo, Carmelo La Paglia – non avrebbe per nulla gradito l’iniziativa dell’associazione, divenuta negli ultimi anni un punto di riferimento per il recupero dei randagi in città, e starebbe valutando l’ipotesi di uno sgombero. Al contempo però nessuna soluzione sarebbe allo stato al vaglio per affrontare l’emergenza randagi, tanto meno per collocare i cani che in questi giorni i volontari dell’associazione hanno già recuperato, assistito e curato a proprie spese. Nella peggiore delle ipotesi, i cani rischiano un trasferimento in massa nel canile di Sant’Ilario dello Jonio, già finito al centro delle cronache nazionali per le pessime condizioni igienico-sanitarie. Una prospettiva che fa venire i brividi ad attivisti, volontari e simpatizzanti, unanimi nel dire: «I nostri cani nel canile lager non ci andranno», mentre gli ospiti del canile di Mortara aumentano di ora in ora. C’è chi chiama per segnalare un animale vagante, chi invece lancia l’allarme per un cucciolo investito, chi avvisa sulla presenza di una cucciolata abbandonata. «Fortunatamente non possiamo che registrare l’enorme appoggio e solidarietà che ci stanno mostrando Reggio e i reggini. Dall’inizio dell’occupazione almeno un centinaio di persone si sono presentate al canile di Mortara con un sacco di mangime per i cuccioli o semplicemente per dare una mano, dimostrando maggiore sensibilità di chi i questi anni si è avvicendato alla guida delle istituzioni e si è disinteressato del problema.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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