COSENZA «È stata trovata acqua nei polmoni ma, allo stato, non è possibile fare alcun collegamento». È categorico il procuratore capo di Cosenza, Dario Granieri, in merito alle indagini sulla morte del piccolo Giancarlo Esposito, il bimbo di appena 4 anni deceduto mercoledì 2 luglio mentre si trovava nella piscina cosentina di Campagnano. Sabato scorso è stata eseguita l’autopsia da parte del professore Francesco Vinci, cattedratico di Medicina legale dell’Università di Bari. Il medico si è riservato di comunicare l’esito degli accertamenti tra 60 giorni. «Infatti – ha ribadito Granieri – dobbiamo aspettare che venga depositata la perizia». L’esito degli esami effettuati permetteranno di verificare se il piccolo abbia ingurgitato acqua – e quanta – dopo essersi sentito male, o se sia annegato.
La Procura, solo in via precauzionale, ha notificato 6 avvisi di garanzia a 5 istruttori e al legale rappresentante della struttura, Carmine Manna. Si è trattato esclusivamente di un atto dovuto per consentire alle persone destinatarie degli avvisi di partecipare all’autopsia, essendo un atto irripetibile.
IL GIORNO DELLA TRAGEDIA
Il bimbo era al suo primo giorno al “Kinder garden”, l’area esterna della piscina comunale dedicata ai più piccoli. Dopo una prima ora di gioco, il piccolo assieme agli altri bimbi era stato portato all’interno della struttura per nuotare nella piscina usata dalle persone disabili, quindi adatta anche ai bambini. Quando, all’improvviso, il piccolo Giancarlo si è sentito male. Gli istruttori e un medico che si trovava sul posto, che lo hanno soccorso, hanno provato a rianimarlo, in attesa dell’arrivo del 118. Ma al momento dell’intervento dell’ambulanza sarebbe già stato trovato in arresto cardiaco. Il bimbo è stato poi portato in ospedale dove i medici hanno provato le tecniche di rianimazione, senza risultati. È morto poco dopo l’arrivo all’Annunziata. I suoi genitori, affranti dal dolore, vogliono sapere perché il loro unico bambino è morto. (0050)
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