LAMEZIA TERME L’idea di raccogliere le firme in assemblea regionale per supportare la candidatura di Massimo Canale sembra essere definitivamente tramontata. Ma, per un’ipotesi accantonata, eccone subito un’altra: i vertici del partito stanno lavorando in queste ore alla stesura di un documento ufficiale, da far sottoscrivere a tutti i parlamentari e i consiglieri regionali del Pd. Il contenuto, in estrema sintesi, è facilmente intuibile: Canale è l’unico candidato che può garantire l’unità in casa democrat. Una sorta di ultimo aut aut per Mario Oliverio, che proprio ieri ha – qualora ce ne fosse stato bisogno – ribadito la volontà di partecipare alle primarie di coalizione per il centrosinistra. Il Pd è in pieno subbuglio, finanche nelle sue correnti interne, lacerate da mal di pancia, lamentele e volontà quasi ribellistiche. Una quota dei renziani mugugna perché avrebbe preferito un endorsement a favore di un candidato “d’area”; l’ala cuperlian-bersaniana, invece, è divisa tra chi ha accolto con entusiasmo la chiamata in causa di Canale e chi vuole mantenere la barra dritta sul nome di Oliverio. Una matassa difficile da districare. Il documento vergato dagli eletti ha di certo un valore più simbolico che politico. Raccogliere le firme in assemblea, cioè nel luogo che più si avvicina a una ipotetica “base” del partito, avrebbe avuto tutt’altra risonanza. Evidentemente il segretario Magorno e il suo staff non hanno ritenuto percorribile questa strada. Da qui la scelta di puntare tutto sulla realpolitik di parlamentari e consiglieri. Il tempo, però, stringe. Se anche questo tentativo dovesse andare a vuoto, ovvero non provocare il passo indietro di Oliverio, le due frange del Pd andrebbero inevitabilmente sugli scudi. Già a partire da lunedì prossimo, quando la direzione regionale riunita a Lamezia sarà chiamata ad approvare il regolamento per le primarie del 21 settembre. In quella sede, si farà anche il punto della situazione. Con Oliverio ancora in campo, la “soluzione Canale” dovrebbe cedere il passo a una nuova strategia. I renziani, a quel punto, potrebbero essere seriamente tentati di candidare un loro esponente. Con tutte le conseguenze del caso: la lotta per la supremazia delle primarie rischia infatti di acuire le spaccature già presenti in un partito ancora convalescente, dopo anni di commissariamento. Proprio quello che Roma vorrebbe evitare. Ma ora sembra non esserci più tempo, il redde rationem è alle porte. Con Oliverio già sulle barricate, in attesa di un avversario. Sempre che Renzi non decida di intervenire e imporre un nome dall’alto.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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