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Viaggio nel canile occupato di Reggio

REGGIO CALABRIA Quattro settimane, ventotto giorni. Tanto è passato da quando i box del canile municipale di Mortara di Pellaro hanno ricominciato a popolarsi dei tanti, troppi randagi che popolano…

Pubblicato il: 05/08/2014 – 15:25
Viaggio nel canile occupato di Reggio

REGGIO CALABRIA Quattro settimane, ventotto giorni. Tanto è passato da quando i box del canile municipale di Mortara di Pellaro hanno ricominciato a popolarsi dei tanti, troppi randagi che popolano il territorio di Reggio Calabria. Ufficialmente non esistono, sono clandestini, come clandestini sono i volontari dell’associazione animalista “Dacci una zampa” che quattro settimane fa hanno deciso di mettere in funzione quella struttura di proprietà comunale, conclusa nel 2006, inaugurata nel 2008 e mai entrata in funzione. Troppe le richieste di intervento per cani abbandonati, feriti, in difficoltà arrivate all’associazione da cittadini e forze dell’ordine – affermano i volontari mostrando a riprova i verbali di stradale, polizia e carabinieri – troppo poco lo spazio nel piccolo rifugio, che “Dacci una zampa” da anni mantiene con le proprie forze e i propri fondi a Cataforio. «Alla fine siamo stati costretti ad occupare per poter dare alla città quel servizio che toccherebbe all’amministrazione comunale offrire, ma di cui oggi, a Reggio Calabria, nessuno sembra interessarsi». E la città ha risposto con generosità e slancio all’iniziativa dei volontari. Con interesse costante, centinaia di nuove adesioni alle attività dell’associazione, donazioni di ciotole, alimenti e medicinali per gli occupanti a quattro zampe della struttura di Mortara, ma anche denaro, necessario a rimettere in pari i conti della onlus, che – prima che la rete di solidarietà ne supportasse l’iniziativa – ha finanziato in toto le spese per rimettere in piedi la struttura e accudire i primi ospiti.

 

NUMERI DI SUCCESSO Ma soprattutto – segnalano dall’associazione – con un numero incredibile di adozioni. «Nei primi venti giorni di occupazione, trenta – fra cuccioli e cani adulti – degli oltre cento cani che abbiamo recuperato, assistito e curato dall’inizio dell’occupazione hanno trovato una casa e stiamo lavorando perché succeda lo stesso con gli altri settanta ospiti della struttura, in primis i cinquantaquattro cuccioli. Basterebbe questo dato a far comprendere il significato della forzatura che abbiamo deciso di fare, informando contestualmente l’amministrazione comunale». Quel sette luglio infatti, i legali di “Dacci una zampa” hanno intimato per posta certificata alla terna commissariale l’apertura del canile per risolvere l’emergenza randagismo in città, sottolineando che in caso di mancata risposta sarebbero stati loro a sostituirsi all’amministrazione. Da Palazzo S. Giorgio solo silenzio. E allora è toccato ai volontari rimboccarsi le maniche, strappare alle erbacce una struttura che stava invecchiando senza mai essere stata utilizzata, dare un senso a luci che si sono accese e acqua che per anni è stata pompata dal pozzo senza che nessuno le utilizzasse, ma soprattutto restituire il canile ai suoi “utenti” naturali: i cani randagi di Reggio Calabria. «Questa – dicono i tanti che quotidianamente arrivano a Mortara con un sacchetto di cibo, la voglia di dare una mano o semplicemente mossi dalla curiosità di capire cosa stia succedendo – è una lotta che va al di là dei cani. Questa è la dimostrazione concreta di come si possa progredire mettendo a frutto il patrimonio che è della città, è un modo di riprendersi la città». Intanto i legali dell’associazione hanno presentato all’amministrazione comunale un’istanza di emanazione di ordinanza urgente per l’affidamento del canile, nelle more dell’ultimazione delle procedure per l’apertura. Ultimazione che – a detta dell’associazione – dovrebbe prevedere anche una valutazione della legittimità del bando con cui, nel settembre 2013, la gestione della struttura è stata affidata alla cooperativa Aratea.

 

UNA GARA CONTROVERSA Una storia quanto meno curiosa, che racconta di un bando di gara creato negli ultimissimi mesi dell’amministrazione Arena, mentre a Palazzo San Giorgio era al lavoro la Commissione d’accesso che valutava la sussistenza degli elementi per chiedere lo scioglimento del Comune. Pubblicato in luglio, con scadenza in agosto, l’appalto verrà assegnato a una cooperativa che si occupa principalmente di sostegno disabili e pet therapy presieduta da Irene Putortì, ex candidata della lista Scopelliti presidente e all’epoca co.co. co del dipartimento comunale Politiche sociali. Circostanze segnalate nel ricorso ancora pendente di fronte al Tar promosso dall’associazione “Dacci una zampa”, che in quella sede aveva evidenziato anche un preoccupante ribasso sotto soglia, su cui ancora si attende una decisione. Nonostante quell’assegnazione sia divenuta definitiva, nessuno ha mai rivendicato la firma di un contratto fra l’amministrazione comunale e l’associazione Aratea. Per due anni – segnalano dall’associazione – la questione è caduta nel dimenticatoio, nessuno si è posto il problema dell’emergenza randagismo a Reggio Calabria, tanto meno dei cani vaganti in città. «Peraltro – aggiungono dall’associazione, se è vero che solo il 25 luglio scorso è stata concessa l’agibilità ed è stato ultimato l’accatastamento del canile, bisognerebbe valutare i profili di nullità di una gara bandita per una struttura inesistente per la pubblica amministrazione».

 

LA LOTTA DI MORTARA ARRIVA IN SENATO Da “Dacci una zampa” è arrivato l’invito – stando a quanto affermato dal commissario Carmelo La Paglia, in via di valutazione da parte dei legali di Palazzo S. Giorgio – ad emanare un’ordinanza contingibile e urgente per l’affidamento provvisorio del canile. «Abbiamo fornito ai commissari lo strumento legale che conceda a noi la possibilità di continuare ad aiutare l’amministrazione comunale a fornire un servizio che sarebbe di loro competenza e ai commissari la possibilità di permetterci di farlo», spiega il legale dell’associazione Marialetizia Monterosso. Una richiesta richiamata anche nell’interrogazione parlamentare presentata al Senato da Francesco Molinari, senatore del Movimento Cinque Stelle, che si è fatto portavoce a Palazzo Madama della lotta dei volontari. Ma i pentastellati non sono stati gli unici a interessarsi alla battaglia di Mortara. Al contrario, a sostegno dell’apertura della struttura si è creato un fronte bipartisan, quasi paradossale, se è vero che proprio negli anni d’oro del “modello Reggio” il canile è stato inaugurato e consegnato all’abbandono.

UNA STRUTTURA COMUNALE (FINALMENTE) C’È, MA RESTA IL PRIVATO Il 25 luglio scorso è stata ufficialmente rilasciata la certificazione di agibilità e qualche giorno dopo – in sede di conferenza dei sindaci – il canile di Mortara è stato individuato come struttura strategica ai sensi della nuova legge regionale. «Si tratta di un riconoscimento importante – spiega il legale dell’associazione – perché allo stato è l’unica struttura municipale che possa fungere al contempo da rifugio e canile sanitario, facoltà che stando alla nuova normativa non hanno né possono avere i canili privati». Eppure – nonostante il pesantissimo piano di rientro cui la città è stata obbligata a sottostare per evitare il dissesto – è proprio con i privati che Palazzo S. Giorgio sta mantenendo un rapporto. Di recente, è stata infatti bandita una gara per l’affidamento dei circa 570 cani attualmente ospiti del canile Happy Dog di Taurianova con cui l’amministrazione è obbligata a sospendere ogni rapporto perché colpito da due interdittive antimafia. Una gara andata deserta, per cui l’amministrazione ha prorogato la convenzione con la struttura. Con la determina n.2385 del primo agosto, la dirigente del settore Ambiente, Carmela Stracuzza ha stabilito infatti «di prorogare per tre mesi, fatti salvi i minori termini derivanti da tale individuazione, il rapporto contrattuale con la stessa ditta». La dirigente ha inoltre affidato «alla ditta Metauria per mesi tre la custodia e il
mantenimento di 20 cani randagi del Comune di Reggio Calabria». Un canile per il quale – si riconosce nella medesima determina – la richiesta di informazioni in Prefettura è rimasta inevasa.

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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