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Lo scioglilingua ferragostano del Pd

Stupisce che Mario Maiolo si dica stupito dello stupore di Gianluca Callipo per la stupefacente proposta avanzata dallo stesso Maiolo. Eccolo qua lo scioglilingua ferragostano che il Partito democr…

Pubblicato il: 19/08/2014 – 11:04
Lo scioglilingua ferragostano del Pd

Stupisce che Mario Maiolo si dica stupito dello stupore di Gianluca Callipo per la stupefacente proposta avanzata dallo stesso Maiolo. Eccolo qua lo scioglilingua ferragostano che il Partito democratico calabrese si regala e ci regala.
Partiamo dalla fine: Mario Maiolo ha diffuso oggi una nota con la quale si dice «deluso» dall’analisi che Callipo ha fatto «della mia proposta, travisandone il significato ed estendendolo a contenuti che non sono presenti». E torna a spiegare che il suo «appello a tutti, e ripeto tutti, i soggetti economici, sociali e politici della Regione, nessuno escluso, non assolve tout court la vecchia classe dirigente ma anzi pongono le basi per un cambio di passo di cui la nostra Regione ha estremamente bisogno, da un punto di vista politico e amministrativo. Qualunque critica a un tale approccio, senza una controproposta percepibile, è meramente strumentale».
«Allo stesso modo quella che Callipo definisce “un’acuta analisi” della situazione italiana chiama alla responsabilità la classe dirigente calabrese così come il governo nazionale. Non si può tacere su dati di fatto che sono sotto gli occhi di tutti i cittadini, famiglie e imprese calabresi e che per tali motivi hanno bisogno di soluzioni strutturali e di lungo termine. Qui non si tratta di vittimismo, né di meridionalismo dell’ultima ora, o forse il mio approccio è troppo complesso per ridurlo in 140 caratteri. Così com’è complesso prendere le redini della Regione e portarla in Europa, con esperienza e lungimiranza».
Non rinuncia, Maiolo, anche ad una stoccata finale garbata nei toni ma cattivissima nei contenuti, al giovane antagonista: «Callipo sa perfettamente che, laddove si sia amministrato o ci si è impegnati politicamente si va incontro a successi e insuccessi e sono sempre le storie personali e gli obiettivi raggiunti a parlare. Per queste ragioni non temo il confronto e sono certo che la mia storia, e quella di altri amministratori della Calabria, sia iscrivibile tra gli “amici” della Calabria mentre non avrei difficoltà a individuare qualche giovane e iscriverlo d’ufficio per la propria storia amministrativa tra i “nemici” della Calabria».
Cosa ha fatto incavolare il solitamente moderato ex assessore regionale Mario Maiolo? L’esternazione con la quale il giovane candidato alle primarie in quota Renzi ha ironizzato sulla proposta di grande alleanza per la Calabria avanzata da Maiolo definendola «condizionata dai suoi obiettivi politici» e dal fatto che tale proposta «assolve la vecchia classe dirigente che ha inesorabilmente condotto la Calabria verso le ultime posizioni in Europa in termini di sviluppo». Laddove, secondo Callipo, «l’unica vera cura non può che essere un profondo rinnovamento, che consenta di mettere in prima fila una nuova classe dirigente, dando ad essa la possibilità concreta di provare a cambiare davvero le cose».
In verità la debolezza del ragionamento di Maiolo, debolezza che nulla toglie alla generosità che lo ispira, risiede in due elementi, uno di natura politica, l’altro di natura storica. La debolezza politica deriva dal fatto che Maiolo in questa concitata e lunga vigilia pre-elettorale, ha consumato mosse spesso contraddittorie fra loro: ha firmato per la candidatura di Massimo Canale ma, un giorno dopo, ha consentito ai suoi amici di avviare una raccolta di firme per candidare lo stesso Maiolo. Inoltre si è chiamato fuori dal confronto sulle primarie laddove gli schieramenti sono chiari, posto che da una parte c’è la conservazione propugnata dal “traghettatore” Mario Oliverio; dall’altra il ricambio generazionale inseguito da Gianluca Callipo. Maiolo si sottrae a quel confronto e lancia una sorta di terzo polo che, in astratto ha anche le sue ragioni: le attuale condizioni della Calabria non si affrontano con la politica del “muro contro muro”. Servirebbe un governo di emergenza che si incarichi di spegnere l’incendio e salvi la casa, rimandando ad altra stagione il confronto di chi dovrà amministrare quella casa. È vero che Maiolo non indica se stesso come candidato a presiedere una tale “santa alleanza”, ma è altrettanto vero che in molti ne hanno il legittimo sospetto. Il che può anche starci a patto però che Maiolo esca finalmente dall’equivoco e dica che questa è la sua, legittima, aspirazione e, subito dopo, indichi i paletti che debbono pur recintare il campo della “larga intesa”.
La mancanza di questi elementi involgarisce la proposta di Maiolo e la rende vulnerabile alle critiche ed ai sospetti. E non solo a quelle di Callipo. (0070)

Pa. Po.

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