REGGIO CALABRIA «È la fine di un percorso che mi ha visto maturare, con grande senso di responsabilità, questa decisione. È un’adesione non solo a un partito, ma al progetto della casa comune dei riformisti italiani»: è con queste parole che il consigliere regionale Giuseppe Giordano ha ufficializzato oggi, in una conferenza stampa, la sua adesione al Partito democratico, accolto dai segretari regionale e provinciale del partito, Ernesto Magorno e Seby Romeo.
«Considero naturale questa scelta», ha aggiunto Giordano ricordando le iniziative politiche «che molto spesso si sono incrociate con il Partito democratico, come quando nel 2013, in disaccordo con la “rivoluzione civile” del segretario di Italia dei valori, Antonio Di Pietro, scelsi di sostenere i candidati del Pd alle elezioni politiche».
L’adesione di Giordano è per Romeo «il segno importantissimo di un partito che cresce e che si apre
alla società. Giordano ha dato un forte contributo ai bisogni, ai diritti ed alle battaglie fatte in questi anni. È un impegno che proseguirà all’interno del Pd come candidato alle prossime elezioni regionali, e per le conquista del governo nella città di Reggio Calabria».
«Il Pd – ha aggiunto Magorno – è unito, e funziona. Sceglie, come in questo caso, di aprire le porte a chi non ha nessuna compromissione che le passate gestioni della Regione. Saranno gli organi dirigenti del partito, a decidere chi farà parte delle liste del Pd. Chi pensa di seguire strade diverse, sbaglia. È assurdo – ha continuato – che si parli ancora di legge elettorale e non si vada al voto in questa regione».
Magorno ha poi smentito qualsiasi ipotesi di grande coalizione. «Non ci muoviamo dietro a ipotesi che non ci sono – ha detto – e non siamo per prendere in considerazione questi messaggi. I nostri soli interlocutori saranno i partiti, i movimenti, le associazioni che guardano con grande attenzione al centrosinistra. Chi manda questi messaggi, continua comunque a governare con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Sappia che non troverà spazio, né nel nostro partito, né tra i nostri alleati, che dovranno rispettare questo vincolo». (0070)
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