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OPERAZIONE “MORSA” | Le mani del “mastro” anche sui rifiuti

REGGIO CALABRIA Spunta anche il nome del sindaco di Villa San Giovanni Rocco La Valle nell’inchiesta “Morsa” sugli appalti pubblici che ha fatto scattare le manette per ventisette fra capi e gregari…

Pubblicato il: 11/09/2014 – 17:40
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OPERAZIONE “MORSA” | Le mani del “mastro” anche sui rifiuti

REGGIO CALABRIA Spunta anche il nome del sindaco di Villa San Giovanni Rocco La Valle nell’inchiesta “Morsa” sugli appalti pubblici che ha fatto scattare le manette per ventisette fra capi e gregari della società di ‘ndrangheta di Siderno. A tirarlo in ballo è Salvatore Aiello, cugino di Orazio De Stefano, elemento di vertice del clan degli arcoti, dal 2007 al 2010 impiegato come responsabile tecnico della società “Fata Morgana” spa come prima lo era stato della Piana ambiente, «da poco – si specifica nell’ordinanza – alla scelta di collaborare con la giustizia». E di certo ne ha cose da raccontare Aiello se è vero che proprio lui è stato scelto della società Fata Morgana per andare a mediare con il mastro Giuseppe Commisso – massimo elemento d vertice della ‘ndrangheta sidernese – per chiedere il permesso di lavorare nella zona.

 

POSSIAMO LAVORARE A SIDERNO? «Vi devo chiedere una gentilezza – dice senza troppi giri di parole Aiello – io ho la società gestione rifiuti su Reggio Calabria si chiama Fata Morgana Ana spa… ed Enzo… siccome lì abbiamo tutti i lavori… insomma, noi avevamo il piacere se… se siamo… di accettare di venire da queste parti a lavorare… poi se va…». Forte del regime di semi-monopolio nel settore rifiuti imposto nel reggino, Aiello per conto della Fata morgana chiede di poter estendere il proprio raggio di influenza anche nel comprensorio di Siderno. Un obiettivo che passa necessariamente dal visto buono del mastro Commisso, l’unico che abbia il potere non solo di scegliere le ditte che si aggiudicheranno i subappalti, ma anche di “aggiustare” le gare prima ancora che vengano assegnate. «Il nocciolo della questione – si legge nell’ordinanza – è presto detto: solo il Commisso può imporre le ditte destinate ad aggiudicarsi i lavori grazie agli appoggi da questo goduti presso le pubbliche amministrazioni. La richiesta, infatti, è di intervenire prima della gara al Comune: “…Se voi avete una persona, diciamo un tecnico nel comune…”, già anticipando, per questo “favore”, un adeguato compenso (“poi quello che è possibile, poi si stabilisce”)». Una proposta che il Mastro accetta, pur raccomandando cautela perché «anche se vi vedono parlare con me – dice ad Aiello – avrete problemi».

 

I GUAI DELL’ECOFAL DEI LA VALLE Raccomandazioni forse superflue. Aiello non è un novellino, dimostra di conoscere le regole con cui i clan nel proprio territorio governano appalti e lavori ed anche come e a chi rivolgersi nel caso in cui le ditte prescelte non rispettino gli accordi prestabiliti. Ditte come la Ecofal, curiosamente identificata come la società del sindaco di Villa San Giovanni, Rocco La Valle, nonostante il primo cittadino non compaia – ufficialmente – nella compagine sociale della società . Almeno formalmente, la Ecofal – già finita nell’occhio del ciclone per essere stata scelta dall’Avr, dietro espressa autorizzazione del sindaco e degli Uffici comunali di Villa San Giovanni, come partner per la raccolta dei rifiuti ingombranti nella cittadina dello Stretto – è di proprietà del fratello del primo cittadino, Egidio La Valle e del cugino Franco. Eppure, nel trattare della questione con il mastro, Aiello dice espressamente: «Questo è uno che li ho fatti io, li ho cresciuti io, addirittura dall’aria, dal niente lì, sono cresciuti dietro di me… e mi fanno il servizio a me… mi dicevano che gli hanno detto di andare via… e gli ho detto io: Rocco…».

 

IL SINDACO PARLA PER TUTTI Un riferimento non casuale se è vero che anche in sede di interrogatorio, l’ex direttore tecnico della Fata Morgana, dirà agli inquirenti: «Egidio La Valle, amministratore della Eco Fall insieme a Francesco La Valle, di cui abbiamo detto. Anche lui era a conoscenza delle vicende che ho riferito in relazione alla persona di Rocco La Valle, i tre La Valle si comunicano ogni cosa tra loro». Ma sarebbe stato proprio il sindaco di Villa a contattarlo per chiedergli di intercedere presso i Commisso per la delicatissima situazione che si era venuta a creare con il potente clan di Siderno. L’affare in ballo era grosso. La Ecofall era infatti capofila dell’Ati che si era aggiudicata il servizio di trasporto al termovalorizzatore di Gioia Tauro del cdr e degli altri scarti di lavorazione dei rifiuti (cenere) prodotti da Termomeccanica, che gestiva cinque impianti di smaltimento rifiuti in Calabria Rossano, Crotone, Gioia, Siderno e Sambatello a Reggio Calabria. «La Valle – racconta Aiello ai magistrati – mi disse che non gli permettevano più di caricare presso l’impianto di Siderno e mi chiese di andare a parlare a Siderno con i Commisso per capire cosa fosse successo. L’oggetto delle conversazioni con il “mastro” Commisso Giuseppe del 29 luglio 2009 e del 13 agosto del 2009 era appunto questo: «Il mastro mi disse che non era stato versato da La Valle quanto preteso dai Commisso (una quota a titolo estorsivo per ogni trasporto di cdr o scarti di lavorazione in uscita dall’impianto di Siderno) e per questo al La Valle non era consentito di continuare a lavorare in quel momento».

 

NON SI INFANGA IL NOME DEI DE STEFANO Quello che La Valle probabilmente non immaginava nel rivolgersi all’ex direttore tecnico della Fata Morgana è che quest’ultimo sarebbe stato ancor più veemente e spietato del mastro nel chiedere non solo il pagamento dovuto, ma soprattutto una “giusta” punizione. «Vi posso dare un consiglio? – dice Aiello al mastro – lui se ne deve andare, però prima deve fare quello che deve fare, altrimenti la testa gliela stacco io perché qua all’inizio sono venuto io!… Ed ho parlato con i vostri e con altri cristiani… solo che a me interessa sapere quanto vi deve dare che li deve portare qua… se fosse per me era opportuno che resta, resta, penso io se fa quello che deve fare». Se non dovesse pagare, dice senza mezzi termini l’ex direttore tecnico della Fata Morgana, «se è per me gli potete… vi chiedo la cortesia di fargli il più danno possibile». Una durezza che lo stesso Aiello non tarderà molto a spiegare, con parole chiare e dal significato cristallino: «Pretendo… pretendo nell’amicizia una soddisfazione, comunque, ve lo faccio venire io qua, dove volete… ve lo porto con la macchina mia non è che… io tutto quello che ho fatto ve lo deve dare… e dopo non solo se ne va lo stesso… e noi… in malo modo lo stesso… e questa è (inc.)… perché devono fare quello che devono fare perché se rientra è bene, che rispondiamo noi con mio cugino Orazio».

 

GLI ECHI DI META Un riferimento che si incastra non solo con le più recenti acquisizioni investigative, ma anche con il dato processuale scaturito dalla sentenza Meta, che non più tardi di qualche mese fa ha formalizzato una nuova, più fedele, rappresentazione della `ndrangheta cittadina e non solo, a partire dall’«articolato organismo decisionale di tipo verticistico di cui dirigono e compongono l’azione strutturato in ossequio alle tendenze evolutive registrate al termine della seconda guerra di mafia, 1985-1991» che ne costituisce il direttorio di vertice. Un organismo di cui fanno parte in rappresentanza dei rispettivi clan, Pasquale Condello, Giovanni Tegano, Pasquale Libri e Giuseppe De Stefano, cui spettano le decisioni più importanti, il mantenimento e la gestione dei rapporti con altre organizzazioni criminali nazionali e internazionali, con la massoneria e con le istituzioni, ma anche di risolvere le controversie insorte fra i vari clan e garantire un’ordinata divisione di affari ed estorsioni secondo regole stabilite. Dunque forse non a caso, è Aiello che – facendosi scudo del nome del potente cugino – interviene per risolvere la questione con il mastro. Così come non sembra casuale che proprio in nome del cugino, lo stesso Aiello chieda la testa dei vertici della Ecofal. «Sicc ome questo La Valle a me mi ha creato tragedie grosse – dice senza mezzi termini al mastro – io voglio che faccia quello che deve fare per dignità di mio cugino e dignità vostra e tutti quanti e poi se ritenete fate quello che volete, se lui deve rimanere, deve rimanere ritirandosi tutte le cose…». Lui stesso – assicura – si impegnerà a portarlo al cospetto del mastro: «…La mia soddisfazione e di portarvelo qua e che si cachi… e io sono sazio di tutte le cazzate che mi ha causato e che ha fatto…».

 

NESSUNA CONTESTAZIONE, MA TANTE OMBRE Di fronte a cotanta veemenza, è lo stesso boss Commisso a gettare acqua sul fuoco. «Se lui fa quello che deve fare, gli va tutto bene può rimanere con un camion e non con… che qui ci sono altri amici che hanno i camion, non è che può fare quello che vuole». Impegni che La Valle non tardava ad onorare, come lo stesso Aiello riferirà al mastro in un successivo incontro: «Sono andato stamattina da La Valle, dice che ha avuto… tutto a posto… ha messo tutto a posto per quella cosa». Circostanze che sono valse al boss Commisso l’ennesima contestazione di estorsione pluriaggravata, ma gettano ombre pesanti sul primo cittadino di Villa San Giovanni, che – sottolinea il gip – «aveva usufruito di conoscenze criminali accreditate per svolgere i lavori e servizi nel settore della raccolta, trasporto, recupero dei rifiuti solidi urbani in Siderno». 

 

Alessia Candito

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