Siamo alla stretta finale e, come capitava prima dell’avvento di Renzi e come capita ancora dopo l’avvento di Renzi alla guida del Partito democratico, quando si arriva alla stretta finale ecco che l’autonomia decisionale della Calabria finisce in soffitta per fare spazio agli «interessi generali del partito e del Paese».
Almeno, così leggono i più attenti osservatori politici calabresi la convocazione a Roma ricevuta da Ernesto Magorno e Mario Oliverio, che domani pomeriggio incontreranno il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini. Nessuno lo conferma ufficialmente, ma all’ordine del giorno ci sono le liste da presentare e gli apparentamenti in vista delle elezioni regionali. Mario Oliverio ha ribadito che è disponibile a fare un distinguo tra Nuovo centrodestra e Udc a favore di quest’ultimo partito. Ernesto Magorno, in direzione regionale, ha tuonato ancora una volta contro qualsiasi ipotesi di coalizione allargata a chi è stato nel governo regionale con Scopelliti. Ma siccome i voti si contano e non si pesano, soprattutto al Senato dove il governo Renzi è sempre in precario equilibrio, ecco che Guerini si trova costretto a chiamare i calabresi per strappare loro la promessa che se c’è da ingoiare un paio di rospi lo faranno.
Un incarico difficile da assolvere, soprattutto nei confronti di Mario Oliverio. Perché, se Magorno resta un renziano di ferro e quindi a lui imporre un ripensamento potrebbe essere anche impresa non proibitiva, Oliverio invece ha il dente avvelenato e soprattutto lo hanno i suoi più stretti collaboratori, accusati fin qui di voler aprire le porte della coalizione per rendere più rotonda e sicura la sua vittoria.
Oliverio resta irremovibile soprattutto nello sbarrare il passo ai desiderata dei fratelli Gentile, che del Nuovo centrodestra in Calabria sono ormai leader indiscussi. Si piegherà alla “ragion di stato” che domani verrà spiegata da Lorenzo Guerini? Tentare di avere una risposta dal diretto interessato è impossibile: Oliverio a momenti nega anche di avere domani un incontro al Nazareno. Chi, tra i suoi collaboratori più stretti, lo ha visto dopo la convocazione romana, invece, non esclude che Oliverio possa anche decidere di non ubbidire, persino rimettendo l’investitura avuta dalle primarie. In ogni caso, se deciderà di aderire alle richieste romane, pretenderà sia chiaro a tutti che trattasi di decisioni romane che dovranno essergli ufficializzate dalla segreteria nazionale e regionale del partito.
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