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Le lacrime di De Gaetano nella drammatica notte dei dem

di Antonio Ricchio   Ore di attesa e trattative a Lamezia Terme. Dirigenti nervosi, colonnelli in silenzio. L’appuntamento ufficiale è per il pomeriggio di venerdì in hotel nel centro di Reggi…

Pubblicato il: 25/10/2014 – 17:58
Le lacrime di De Gaetano nella drammatica notte dei dem

di Antonio Ricchio

 

Ore di attesa e trattative a Lamezia Terme. Dirigenti nervosi, colonnelli in silenzio. L’appuntamento ufficiale è per il pomeriggio di venerdì in hotel nel centro di Reggio Calabria, città che oggi torna al voto dopo la parentesi del commissariamento. È qui che Ernesto Magorno dovrebbe comunicare ufficialmente i nomi dei candidati nelle due liste dem messe in campo per le Regionali. Alle 16.30 iniziano ad arrivare i membri effettivi della direzione regionale: poco più di un centinaio, a cui si aggiungono una trentina di membri di diritto, cariche istituzionali e eletti. Dopo un’ora nessuno sa niente. Ne passano due e l’imbarazzo cresce. Davanti all’albergo c’è sempre più gente e sempre più nervosismo. Magorno non si fa vedere. Si narra sia chiuso in conclave con Nicola Adamo, il “regista” di tutte le trattative. Nico Stumpo appare e poi scompare. Mario Oliverio fa perdere le sue tracce. Si affaccia ogni tanto Demetrio Battaglia.
Nella sostanza sono Adamo e Stumpo a condurre i giochi e a sparigliare tutto. Al confronto mancano i renziani. Gianluca Callipo e Franco Laratta sono infastiditi: «Ma se Magorno dice di fare il segretario regionale, perché non ci sono i renziani alle trattative? È ormai chiaro che Ernesto non è in condizione di garantire la nostra area».
Alle 19.30 un impacciatissimo Peppino Vallone fa sapere che Magorno via telefono chiede di «spostare la riunione della direzione regionale a Lamezia alle 21. Al solito albergo, quello di fronte la stazione ferroviaria». Rumorose le reazioni. I presenti si dividono in due fazioni: la prima, quella infastidita comincia a farsi sentire sempre più a voce alta. La seconda è più comprensiva: «In fondo, è sempre stato così!».
E allora non resta che (ri)mettersi in viaggio. Da Reggio a Lamezia il torpedone dem si rimette in moto senza concedersi pause. C’è tensione nonostante il Pd rischi di vincere le elezioni a mani basse. Massimo Canale fa un’analisi spietata: «Rischiamo di andare al governo della Regione non perché siamo bravi ma perché i nostri avversari hanno rinunciato a giocare la partita».
A Lamezia, quando manca poco alle dieci di sera, la voce che circola e che getta nel panico alcuni consiglieri regionali è questa: «Fuori dalle liste Scalzo, Naccari, Principe, niente candidatura per Marco Ambrogio». Si agita Tonino Scalzo con tanti supporter venuti a sostenerlo. Per inserire in lista quest’ultimo volano parole grosse tra Enzo Bruno e Nicola Adamo.
Furibondi i sostenitori di Demetrio Naccari Carlizzi, che ricordano le grandi battaglie d’opposizione contro la giunta Scopelliti. Calmo solo all’apparenza Principe, chiaramente nervoso Marco Ambrogio, vicinissimo a Gianluca Callipo. La “linea rossa” con Guerini, nel frattempo volato da Roma alla Leopolda di Firenze, è attivata da tempo.
Si rincorrono voci, ma della direzione non c’è più traccia. Uno dei big del partito pronostica: «La direzione avrà inizio quando non ci sarà più nessuno».
Alle 3 arrivano le prime certezze: dal luogo misterioso della riunione decisiva tra Magorno, Adamo, Oliverio, Stumpo, emerge che è stata trovata l’intesa sui consiglieri regionali uscenti: saranno ricandidati quelli con alle spalle una sola legislatura.
Il vertice ha deciso, ma c’è da dirlo a Principe, (Maiolo si era già tirato fuori), Naccari Carlizzi, Sulla e De Gaetano. Alcuni di questi mai messi in discussione. Finisce che i big non hanno il coraggio di comunicarlo agli interessati, ma informano direttamente Roma che dà il via libera. La disperazione la si può trovare nello sguardo di Nino De Gaetano, “rottamato” a 37 anni. Non trattiene le lacrime, l’ex rifondarolo.
Nerissimo Ciccio Sulla, due legislature, passato dal campo renziano a quello di Oliverio, e sicuro della ricandidatura. Principe attende che qualcuno gli spieghi cosa sia successo e spara a zero su Magorno. Ancora più deluso Naccari Carlizzi, sei anni da consigliere regionale, che si sente aggredito e maltrattato.
Il segretario decide di aprire i lavori della direzione quando le prime luci dell’alba fanno capolino su Lamezia. Al fianco del segretario c’è Nico Stumpo, anche se Principe chiede a quale titolo sia lì e per cosa. Le liste non ci sono ma il segretario invoca lo stesso un voto di approvazione. Principe, Sulla e Naccari sono durissimi: «La direzione non ha il numero legale, quindi è illegittima». Intanto Ambrogio viene recuperato in lista grazie alla moral suasion di Callipo.
Alle 6, senza che ci sia un voto, termina la riunione della direzione. Magorno e Stumpo guadagnano rapidamente l’uscita. L’ombra di ricorsi da parte degli esclusi si allunga pericolosamente sulla campagna elettorale del centrosinistra.
Chi pensava che Capo Suvero fosse stato il punto più basso della storia del Pd calabrese, evidentemente, non aveva ancora fatto i conti con lo psicodramma vissuto sull’asse Lamezia-Reggio-Lamezia.

Twitter: @AntonioRicchio

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