Proposte contro il dissesto idrogeologico
La nostra Calabria è bella, con la sua varietà di ambienti naturali e paesaggistici, una regione dalle immense potenzialità turistiche. La nostra Calabria è anche dannatamente complessa dal punto di…
La nostra Calabria è bella, con la sua varietà di ambienti naturali e paesaggistici, una regione dalle immense potenzialità turistiche. La nostra Calabria è anche dannatamente complessa dal punto di vista orografica e morfologica. Una complessità che ne esaspera la fragilità strutturale del territorio. Nessuno può negare che a tutto ciò bisogna aggiungere una decennale cattiva gestione e governo del territorio. Oggi in Calabria sono censite circa 8mila frane che coprono oltre 800 kmq di territorio; mentre circa 400 kmq del territorio regionale è esposto a rischio idraulico, oltre l’80% dei Comuni calabresi presenta abitazioni che ricadono in area a rischio frana o alluvione. Vi sono anche edifici pubblici che ricadono in zone a rischio di dissesto idrogeologico.
Frane, esondazioni, erosione costiere. Il quadro relativo al sistema territoriale calabrese è connotato dalla presenza di una diffusa pericolosità e vulnerabilità e l’intervento organico nel settore della difesa del suolo in Calabria assume dunque carattere strategico e prioritario anche per l’acquisita consapevolezza che i benefici diretti ed indiretti di tale azione si traducono concretamente nell’ottimizzazione dei costi dei programmi di sviluppo regionale.
Senza un territorio sicuro e monitorato viene meno qualsiasi presupposto per lo sviluppo economico e sociale e, per conseguenza, qualsiasi altra politica di intervento rischia di produrre spese senza ritorni.
Per tale motivo occorre ripensare le strategie, ridefinire obiettivi e quadri programmatori, ripensare politiche e strumenti normativi e operativi per uscire dal paradosso di una regione che non riesce a passare dall’emergenza alla gestione ordinaria del territorio attraverso politiche sostenibili di uso del suolo e, per la riduzione del rischio idrogeologico, a programmi adeguati di previsione e prevenzione. Occorre in sostanza superare il problema culturale che ci impedisce di attribuire il giusto valore a risorse come il paesaggio, il suolo, l’acqua e che, di conseguenza, inibisce l’attuazione di coerenti politiche di sostenibilità.
Con convinzione affermiamo che l’ordinaria cultura dell’emergenza in Calabria va sconfitta con un sistema di prevenzione e formazione.
Si smetta quindi di investire soprattutto in emergenza ed è noto, ormai, che intervenire in emergenza può raggiungere costi fino a dieci volte maggiori che intervenire in prevenzione.
Attualmente, gli investimenti di cui all’Accordo di programma quadro, siglato nel 2010 tra la Regione Calabria e il ministero dell’Ambiente, che prevedeva finanziamenti per 220 milioni di euro per interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, risultano ancora in fase di lenta attuazione (dopo tre anni, su 185, solo 5 sono gli interventi effettuati: questo è grave).
Occorre fare il punto sull’Accordo di programma del 2010 perché i fondi erogati con delibera Cipe, peraltro accreditati, sono 220 milioni, una somma sicuramente esigua e assolutamente insufficiente per aggredire il problema con efficacia e coerenza strategica.
In breve ecco quali soluzioni si ritiene vadano considerate. Da un lato è senza dubbio necessario reperire le risorse finanziarie necessarie alla messa in sicurezza del territorio. Ma unitamente a tali sforzi occorre mettere in campo una politica di sostenibilità ambientale e di vera prevenzione che passi attraverso le seguenti condizioni:
– operare in chiave di previsione e prevenzione assumendo per il rischio idrogeologico il concetto che occorra intervenire non solo laddove esso si manifesti ma anche laddove esso trae origine;
– assumere il principio della valorizzazione delle risorse suolo ed acqua intese come beni limitato e soggetti a consumo e deterioramento;
– correlare gli obiettivi di sviluppo alla stabilità ed alla funzionalità del territorio inteso come infrastruttura portante di tutte le altre;
– agire secondo metodiche di coordinamento ed integrazione tra l’uso del suolo, la pianificazione urbanistica, l’uso delle risorse idriche, la valorizzazione dei beni i culturali, l’utilizzo delle aree forestate e delle aree protette, la diffusione della cultura e della pratica della protezione civile;
– promuovere progetti integrati che entro i piani di bacino correlino, conservino e valorizzino il suolo, l’acqua, i centri storici e le marine, i beni culturali, i boschi e le aree protette;
– programmare la formazione di nuovi quadri tecnici e la dotazione dei necessari supporti tecnici;
– elaborare e realizzare programmi di informazione degli enti locali e dei cittadini anche attraverso l’ausilio delle nuove tecnologie;
– dotarsi di un nuovo e più adeguato quadro legislativo regionale che tenga conto delle funzioni delegate alla Province ma ridisegni anche i nuovi poteri derivati in materia di difesa del suolo alla Regione con i conseguenti assetti organizzativi e gli indispensabili supporti tecnici – formazione ed approvazione di una legge organica sulla difesa del suolo in Calabria.
Giustino Fortunato già nel secolo scorso definì la Calabria “uno sfasciume pendulo sul mare”. Come Pd calabrese abbiamo invece il dovere di fare diventare il nostro territorio regionale uno splendido giardino sul mare.
*Consigliere comunale Pd di Vibo Valentia