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Raccontata in quel modo, sembrava quasi un’Italia sottosopra. Un Paese in cui, per una volta, le ferite peggiori alla natura non venivano inferte nel Sud retrogrado e omertoso, ma nel Nord operoso …

Pubblicato il: 21/11/2014 – 10:34
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Raccontata in quel modo, sembrava quasi un’Italia sottosopra. Un Paese in cui, per una volta, le ferite peggiori alla natura non venivano inferte nel Sud retrogrado e omertoso, ma nel Nord operoso e produttivo. Di più: proprio dal Meridione, in questo caso, provenivano alcuni dei professionisti chiamati a spendere le proprie competenze nella bonifica dei siti inquinati. Sembrava, appunto. Ma così, almeno secondo la Procura di Roma, non era. Il racconto di quell’emergenza ambientale, pur arrivando dalle autorità competenti, era falsato. Fine del film: tutto inventato, tutto strumentale a un sistema coltivato e alimentato per più di un decennio tramite un flusso di denaro che dai palazzi romani si muoveva, copioso, in direzione Nord-est. L’emergenza in questione, infatti, era quella della laguna di Grado e Marano. I soldi, svariati milioni di euro, partivano dal ministero dell’Ambiente, con l’avallo tecnico dell’Icram (oggi Ispra), e passavano per l’ufficio del commissario delegato dal governo a occuparsi di quell’emergenza.
Ma a tirare le fila del sistema secondo i magistrati era un’associazione a delinquere che alimentava il meccanismo emergenziale all’infinito, mettendo così in atto una «gestione “privata” – si legge negli atti dell’indagine – della “cosa pubblica” per vantaggi personali estranei alle finalità di tutela ambientale». Nelle maglie di questa rete d’affari, che coinvolge alcuni personaggi rimasti invischiati nello scandalo del Mose di Venezia, i pm hanno individuato anche dei protagonisti calabresi: i fratelli Greco (Silvio e Lello) e Franco Pasquino. E dalle carte dell’inchiesta emergono anche le telefonate con cui Diego Tommasi – all’epoca assessore regionale all’Ambiente – batteva i pugni per incarichi e assunzioni.
Intanto, le telecamere di “Presa diretta” tornano a occuparsi del dissesto idrogeologico in Calabria: «Non è cambiato nulla. Anzi – osserva Riccardo Iacona – la situazione è peggiorata».

 

(I servizi di copertina del numero 177 del Corriere della Calabria, in edicola fino a giovedì 27 novembre, sono a firma di Sergio Pelaia, Alessia Candito e Mirella Molinaro)

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